“Perché sono tante le donne che muoiono di Ebola?” A chiederselo è Martha Anker, un ex statistico in sorveglianza delle malattie trasmissibili presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità. In un articolo pubblicato dal magazine Fp si ricostruisce la risposta a questa domanda. Lo studio di Anker parte da marzo, quando la gente ha cominciato a morire di Ebola in Africa occidentale, partendo dalla visione del telegiornale per vedere chi principalmente tra maschi e femmine il virus avrebbe colpito maggiormente. Da qui la Anker ha sviluppato la sua convinzione: il virus avrebbe colpito in misura maggiore le donne. E la donna aveva ragione. Secondo un articolo pubblicato dal “Whashington Post”, in Guinea, in Liberia e in Sierra Leone in totale le donne colpite che sono morte per il virus hanno raggiunto una percentuale dal 55 al 60 per cento dei morti. In Liberia il Governo ha riferito che il 75 per cento delle vittime sono state le donne. In un rapporto dell’Oms, Anker ha scritto: “Le differenze di esposizione tra maschi e femmine hanno dimostrato di essere fattori importanti nella trasmissione della EHF [febbre emorragica Ebola]. Pertanto, è importante capire i ruoli di genere e le responsabilità che influenzano l’esposizione in ambito locale. ” Un appello che è rimasto inascoltato. Le donne rimangono nelle loro case ad accudire i loro figli e i maschi e per questo motivo si infettano, non lasciando che siano gli operatori sanitari ad occuparsene. Eppure, quando sono le donne le prime vittime di un’epidemia, pochi sono disposti a chiedersi il perché e a dare una risposta. Uno studio che potrebbe servire al contenimento e alla strategia di prevenzione. Molto poco è stato fatto dalla ricerca per capire come le malattie infettive influenzano i sessi in modo diverso a livello biologico. Ci si limita, in questi casi di crisi, ad annotare dati su età e sesso, ma a livello di osservazione, senza andare oltre. Così ha spiegato il professor Johns Hopkins dell’University Sabra Klein. Come ha spiegato Claudia Garcìa-Moreno, specialista dell’Oms, la ricerca e il finanziamento in sanità pubblica è orientata verso gli uomini bianchi e indica una persistente mancanza di attenzione ai componenti biologici della malattia. Ci sono differenze fondamentali nel modo in cui uomini e donne reagiscono alle infezioni e questo deve influenzare le risposte dei medici. In più c’è da considerare la scarsa informazione. In una precedente epidemia di ebola un rapporto ha sostenuto che gli uomini hanno preso parte a incontri informativi sulla malattia, ignorando il fatto che le donne sono più esposte. (Serena Marotta)



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