Domani inizierà la fase più emozionante della missione Rosetta: la sonda dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), destinata ad effettuare l’incontro ravvicinato con la cometa 67P Churyumov-Gerasimenko, entrerà nell’orbita della cometa. Domenica 3 agosto è stata eseguita con successo l’ultima manovra di correzione orbitale: Rosetta ha acceso per alcuni minuti il suo propulsore che ha consentito un rallentamento di circa 3,2 metri al secondo, necessario per evitare che la sonda manchi l’atteso bersaglio e passi a 200 chilometri dal nucleo cometario perdendo la storica occasione. Con l’ultima manovra il rischio dovrebbe essere scongiurato e ora il veicolo spaziale viaggia sotto braccio alla cometa, accompagnandola il questo tratto del suo itinerario cosmico che dalle profondità del sistema solare l’ha portata al giro di boa attorno al Sole.
Cosa succederà domani? La sonda si avvicinerà alla velocità di circa 3,5 km/h e si inserirà in orbita a un’altitudine di circa 100 chilometri ed effettuerà dei piccoli spostamenti necessari per essere nelle condizioni migliori per l’ultimo avvicinamento. Le dimensioni della cometa sono tali da generare un campo gravitazionale piuttosto debole: il suo nucleo non supera i 4 per 3,5 chilometri e alla distanza in cui Rosetta si troverà domani non sarà ancora possibile stabilizzarla su un’orbita classica. Serviranno quindi ulteriori manovre che nelle prossime settimane la porteranno dapprima a 50 poi a 30 chilometri dove potrà assestarsi.
Nel frattempo gli strumenti di bordo si scateneranno in una frenetica attività di osservazione e raccolta di dati. Le immagini fornite dalla camera OSIRIS – l’Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System, sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova – via via che l’oggetto celeste si avvicinava hanno rivelato una forma del nucleo piuttosto singolare: quasi una forma doppia, come di due corpi distinti che si sono incollati. Ma d’ora in poi le immagini saranno sempre più nitide e la geografia della cometa si svelerà in tutti i suoi dettagli.
Dettagli indispensabili anche per poter meglio calibrare le operazioni per la fase culminante della missione: a novembre infatti da Rosetta si staccherà il lander PHILAE che tenterà un atterraggio senza precedenti sulla superficie cometaria; è necessario quindi conoscere bene in anticipo le caratteristiche del nuovo ambiente, per evitare brutte sorprese a PHILAE e per consentirgli di portare a termine il suo compito di primo esploratore diretto di una cometa.
Nei giorni scorsi, importanti nuove informazioni sull’ecosistema della Churyumov-Gerasimenko sono arrivate anche da un altro degli strumenti a bordo di Rosetta e anch’esso a carico degli scienziati italiani: è VIRTIS, il Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer realizzato da un consorzio italo-franco-tedesco sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF che ne guida anche le fasi operative. VIRTIS ha iniziato a misurare la temperatura del corpo ghiacciato, con risultati sorprendenti: la superficie sembra essere troppo calda per essere costituita da ghiaccio esposto e sembra invece ricoperta di un materiale scuro e polveroso.
Le osservazioni sono state realizzate a metà luglio, quando Rosetta si trovava a circa 10.000 km dalla cometa. A questa distanza ancora elevata, la cometa copriva solo pochi pixel nel campo di vista di VIRTIS e per questo non era possibile determinare le temperature di singole zone della cometa. Ma raccogliendo la luce proveniente da tutta la superficie del corpo, il team scientifico ha determinato una temperatura media di circa -70 ºC: un valore che, a prima vista, potrebbe sembrare molto basso se confrontato con le condizioni terrestri, ma che in realtà risulta almeno 20 o 30 gradi più alto della temperatura che avrebbe una cometa con una superficie esclusivamente di ghiaccio.
«Questo risultato – ha dichiarato Fabrizio Capaccioni, dello INAF-IAPS, Principal Investigator di VIRTIS – è molto interessante perché ci fornisce i primi indizi sulla composizione e sulle caratteristiche fisiche della superficie». Già dalla osservazioni fatte da Terra, la cometa 67P era nota per avere una bassa riflettanza (capacità di riflettere la luce), escludendo così l’eventualità di una superficie simile a una pista di pattinaggio, ghiacciata e completamente pulita. Questo nuovo risultato suggerisce che la superficie possa essere coperta per la maggior parte da un materiale scuro e polveroso, riscaldabile più facilmente dalla luce solare. “Ciò non esclude la presenza di zone ghiacciate e relativamente pulite; molto presto VIRTIS sarà in grado di generare delle mappe di temperature il cui dettaglio potrà evidenziare queste variazioni locali».
VIRTIS studierà anche la variazione giornaliera della temperatura superficiale di zone specifiche della cometa, per comprendere quanto velocemente la superficie si scaldi con l’illuminazione solare, proprietà strettamente legata a conduttività, densità e porosità dello strato più superficiale (dell’ordine di qualche decina di centimetri). Queste proprietà saranno molto importanti per determinare il luogo di atterraggio di PHILAE.