Accendo il portatile nell’ennesimo viaggio in treno e mi decido, in puntuale ritardo, a scrivere una breve nota sulle più importanti scoperte sul tema ‘i Dinosauri di questa estate’. Per una volta mi trovo davvero in difficoltà non solo nello scegliere quale sia lo studio più rilevante, ma a tenermi aggiornato con le continue scoperte che riempiono i siti web di tutto il mondo e le riviste di settore. Come conferma l’estate 2014, siamo davvero in un’epoca d’oro per chi, come me, studia i dinosauri e il mondo del Mesozoico. Da dove cominciare dunque?



Il nuovo dinosauro gigante rinvenuto nelle Pampas argentine, Dreadnoughtus il suo nome scientifico, ci sorprende davvero quando lo confrontiamo con il nostro canone di animale di grandi dimensioni. State pensando all’elefante, giusto? Il dinosauro sauropode appena scoperto era grande quasi venti volte un elefante di oggi. Se le dimensioni sono straordinarie, altrettanto unico doveva essere il suo metabolismo. Le dimensioni fuori dall’ordinario sono comunemente associate al concetto di dinosauro, ed è innegabile che questo relazione abbia contribuito a creare la fama e a suscitare curiosità intorno a queste straordinarie creature. Tuttavia, sempre seguendo le più recenti scoperte, sono ancora una volta gli animali più piccoli a fornire gli elementi essenziali per comprendere i dinosauri come animali del passato e non come strane creature quasi mitologiche.



I dinosauri e gli uccelli di oggi sono strettamente imparentati: gli uccelli di oggi sono infatti i discendenti diretti dei dinosauri, o meglio di alcuni dinosauri. Questi concetti sono oramai di dominio pubblico, grazie in primo luogo a centinaia di immagini di dinosauri piumati e di altre forme intermedie a portata di click sul web, sugli schermi, o in decine di pubblicazioni sul mondo della preistoria. Furono proprio le delicate tracce delle penne che rivestivano il corpo dell’Archaeopteryx a svelare per la prima volta che dinosauri ed uccelli avevano quell’elemento in comune. Con il ritrovamento negli ultimi anni di decine di dinosauri piumati finalmente abbiamo degli strumenti affidabili per capire come, quando e addirittura dove la transizione da rettile a uccello ha avuto luogo.



Proprio quando ormai era considerato come un dato solido che le piume (nelle loro varie forme) fossero un carattere condiviso esclusivamente tra gli uccelli di oggi e i dinosauri carnivori loro diretti antenati, dai territori siberiani a nord della Mongolia arriva Kulindadromeus. Questo piccolo dinosauro erbivoro, di cui sono stati rinvenuti diversi individui ben preservati, diventerà certamente popolare grazie al suo aspetto unico. Il suo corpo era in parte ricoperto da scaglie (la tipica pelle da dinosauro) e in parte da piume e solo le straordinarie condizioni di preservazione hanno permesso di capire il vero aspetto di Kulindadromeus. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli elementi che portano i paleontologi a formulare le teorie sull’evoluzione dei dinosauri sono basati su anni di minuziosi studi anatomici che vengono effettuati sui reperti fossili e che difficilmente arrivano alla ribalta dei rotocalchi. Proprio uno di questi studi ha messo in evidenza, tappa per tappa, il percorso evolutivo che unisce dinosauri e uccelli.

Uno degli elementi fondamentali per ‘trasformarsi’ da dinosauro in uccello è quello di ridurre la propria taglia e migliorare il proprio metabolismo. Correre e cacciare sono attività che richiedono molte energie, ma il volo è quanto di più dispendioso in termini di risorse che la natura abbia mai prodotto. Queste trasformazioni sono cominciate oltre 200 milioni di anni fa e, modifica dopo modifica, hanno portato alcuni dinosauri a investire in dimensioni contenute e a trasformarsi in dinosauri aviali (un importante gruppo di transizione) e in fine a dare origine al gruppo degli Aves, gli uccelli moderni.

Può sembrare intuitivo e semplice, ma dimostrarlo scientificamente richiede un grande lavoro e grandi competenze: basti pensare che sono stati studiati e combinati decine di caratteri diversi per quasi 1500 specie di dinosauri e uccelli fossili. Uno studio, ci tengo a sottolinearlo, che ha tra i contributi fondamentali il lavoro di un paleontologo italiano. Giusto, e i ‘nostri’ dinosauri?

Anche per l’Italia e i suoi rettili del Mesozoico il 2014 è stato molto importante. Non parliamo di dinosauri ma dei rettili marini che popolavano l’oceano che, durante il Mesozoico, separava Africa e Europa e che con il tempo sarebbe stato sollevato e deformato per dare origine alla nostra penisola. Pliosauri e Mosasauri, grandi predatori marini lunghi fino a 16 metri, abitavano in quelle acque poco sicure.

Molte altre informazioni sono nascoste in diversi reperti che ogni giorno vengono meticolosamente preparati e studiati. Reperti fossili che a loro volta non appaiono magicamente sulle scrivanie dei ricercatori, ma che devono essere cercati, trovati, e trasportati in luogo sicuro dai luoghi più disparati del pianeta. In altre parole, la caccia è sempre aperta, e sono certo che proprio mentre state leggendo questa frase, una nuova importante scoperta è pronta per essere rivelata al grande pubblico.