Va di moda farsi riprendere mentre si lavora e mandare il video in diretta sul web; meglio ancora se il lavoro è una performance speciale, che cerca di stabilire qualche tipo di primato. È di pochi giorni fa la notizia, rilanciata dal Corriere della Sera, della conclusione della prestazione dello scrittore americano Joshua Cohen – noto come autore del romanzo The book of Numbers – che ha accettato la proposta del collettivo Useless Press di scrivere un romanzo in diretta web, sotto gli occhi attenti dei lettori e sottoposto alle loro osservazioni critiche in tempo reale. Oltre alla esposizione pubblica del suo lavoro, Cohen ha accettato la sfida di scrivere il romanzo in cinque giorni, scrivendo cinque ore al giorno È nato così Pckwck, dove il titolo è ricavato togliendo le vocali al nome del celebre Circolo di Dickens, al quale il web-romanziere si è ispirato. 



L’esperimento è durato solo i cinque giorni della stesura, poi il sito si è chiuso e chi se l’è perso dovrà aspettare la pubblicazione dell’edizione cartacea, che seguirà tutto l’iter tradizionale delle produzioni librarie e i relativi tempi tecnici e commerciali.

Chi invece non chiuderà la sua finestra elettronica e continuerà a operare quotidianamente sotto osservazione è un “lavoratore” un po’ particolare al quale tutti siamo interessati: è nientemeno che il nostro pianeta Terra. Proprio mentre si chiudeva la vista sull’autore di Pckwck, poco distante (internettamente parlando) da lui si apriva una pagina speciale dove, sullo sfondo nero dello spazio interplanetario si stagliava un disco blu dove, parzialmente coperti da macchie biancastre (le nubi), si intravedevano i contorni ben noti dei continenti.



È il frutto di un’iniziativa della Nasa, in collaborazione con il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e l’US Air Force, che hanno deciso di dare a tutti la possibilità di osservare ogni giorno le immagini del nostro pianeta visto dallo spazio su un sito internet aperto appositamente. Le immagini saranno scattate dal satellite Deep Space Climate Observatory (DSCOVR), che si trova alla distanza di oltre un milione di chilometri. Uno degli obiettivi del progetto è avere un osservatorio privilegiato per il meteo spaziale, per prevedere in tempo utile l’arrivo di eventuali tempeste magnetiche pericolose, oltre ad avere a disposizione un sensore unico per misurare lo stato di salute del pianeta.



Il satellite DSCOVR orbita nel punto detto L1 (Lagrangiano 1), punto di neutralità gravitazionale tra la Terra e il Sole e richiede solo occasionali piccole manovre di aggiustamento dell’orbita. Il punto L1 è particolarmente adatto per il monitoraggio del Sole perché in quel punto le particelle che formano il cosiddetto vento solare arrivano circa un’ora prima di raggiungere la Terra. Il DSCOVR è infatti subentrato nel febbraio di quest’anno come satellite per osservazioni solari al satellite ACE (Advanced Composition Explorer), sempre della Nasa. Ma DSCOVR è particolarmente adatto anche per la Terra, che riesce a inquadrare totalmente e a fotografare grazie alla speciale camera Epic, Earth Polychromatic Imaging Camera abbinata a un telescopio Cassegrain da 30 cm. 

Cosa succede allora se andate a guardare, tramite il sito Gsfc della Nasa, la Terra “al lavoro”? Troverete ogni giorno pubblicate una dozzina di immagini a colori della Terra: sono quelle scattate 12-36 ore prima dalla camera Epic, che mostrano la Terra mentre ruota durante tutto l’arco della giornata. Posizionandovi su una vista a scelta in uno schema stilizzato del pianeta, potrete scegliere quale delle 12 viste esaminare: questa vi apparirà in primo piano e potrete osservarla con comodità. Potete anche azionare un tasto del mouse per avere un ingrandimento di un’area rettangolare e spostare il rettangolo visore per ingrandire altre zone. 

Lo strumento Epic è una fotocamera CCD da 4 Megapixel, in grado di combinare tre immagini monocolori per ottenere un’immagine policromatica di qualità equivalente a quella di una fotocamera da 12 Megapixel. Data la luminosità della Terra rispetto allo spazio circostante, Epic deve ottenere immagini con esposizioni molto brevi, tra i 20 e i 100 millisecondi; questo permette anche di non rendere visibili le deboli stelle dello sfondo. 

Le immagini della Terra ottenute da questa CCD hanno una risoluzione – cioè una capacità di distinguere dettagli – tra i 10 e i 15 chilometri: aiuteranno a studiare le variazioni quotidiane subite dal pianeta, come quelle che riguardano vegetazione, ozono, gli aerosol e le nubi. Intanto, da venerdì scorso molti si sono posizionati sul Messico per vedere all’opera l’uragano Patricia, osservandone, fortunatamente, il graduale smorzamento.