Quando si varcano dei confini per la prima volta non si è sicuri di quello che si può trovare. Tanto più se i confini sono a 19 miliardi di chilometri dalla Terra e si aprono sullo sconfinato spazio interstellare. È successo alla sonda Voyager 1, il primo oggetto prodotto dall’uomo che, a metà 2013 – dopo un “folle volo” durato 36 anni – ha oltrepassato quella che tecnicamente si chiama eliopausa, cioè la frontiera tra lo spazio interno al Sistema Solare e lo spazio interstellare.  



La sonda della Nasa, con le sue apparecchiature ancora funzionanti, ha inviato diversi segnali che indicavano chiaramente il passaggio attraverso il “bordo” dell’eliosfera, cioè della massiccia bolla protettiva gonfiato dal vento solare; tuttavia i dati raccolti hanno rivelato un campo magnetico molto diverso da quello che gli scienziati si aspettavano e ampiamente incoerente con quelli ipotizzati in base alle osservazioni di altri veicoli spaziali.



In effetti ci sono ancora scienziati scettici circa il fatto che Voyager 1 abbia realmente attraversato l’eliopausa e la ragione di questo dubbio è che quando la sonda ha sfondato l’eliopausa avremmo dovuto vedere una sorta di spostamento nel campo magnetico da un mezzo all’altro. A rendere più fitto il mistero si aggiunge il fatto che, una volta giunto in quello che avrebbe dovuto essere lo spazio interstellare, il Voyager ha rilevato una direzione del campo magnetico deviata di un angolo di più di 40 gradi da quanto previsto teoricamente; secondo alcuni scienziati questa sarebbe una prova che la sonda era ancora incorporato nel vento solare al di qua dell’eliopausa.



Ora uno studio condotto da un gruppo di astrofisici dell’Institute for the Study of Earth, Oceans, and Space dell’Università del New Hampshire guidati da Nathan Schwadron sembra risolvere le incongruenze. In un articolo appena pubblicato Astrophysical Journal Letters, Schwadron e colleghi illustrano come si possano spiegare le differenze utilizzando la triangolazione di quattro diverse serie di dati raccolti da altri veicoli spaziali, tra i quali la missione Interstellar Boundary Explorer (IBEX), che nel 2009 ha scoperto un misterioso “nastro” di energia e particelle che si ritiene di essere associato con il campo magnetico interstellare.

Questi ricercatori hanno scoperto che la Voyager 1, dovendosi orientare attraverso il sistema solare esterno, misura il campo magnetico muovendo l’ago di una bussola secondo i punti cardinali forniti dal nastro IBEX: il centro del nastro è la direzione di “vero Nord magnetico”. Lo studio mostra che la direzione iniziale del campo magnetico rilevato dal Voyager 1 viene deviata dall’eliopausa, come un elastico avvolto intorno ad un pallone da spiaggia. Pertanto, la sonda si muove attraverso una regione speciale di spazio in cui campi magnetici vengono ruotati rispetto al vero nord magnetico. Ciò significa che sebbene Voyager 1 abbia attraversato l’eliopausa nel 2012, è ancora in viaggio attraverso questa regione “inquinata” dal campo magnetico e non raggiungerà le zone “incontaminate” dello spazio interstellare almeno fino al 2025.

Lo stesso Schwadron, che è anche uno degli scienziati di punta dell’IBEX Science Operations Center all’Università del New Hampshire, si è affrettato a osservare che «la nostra analisi conferma due cose: che il centro del nastro IBEX è la direzione del campo magnetico interstellare e che Voyager 1 è ora al di là dell’eliopausa».

Se la tecnologia del Voyager, nonostante l’età, continuerà ad assistere gli scienziati, nei prossimi anni sarà possibile iniziare a tratteggiare un quadro del nostro ambiente interstellare locale e si potrà iniziare a capire cosa sta accadendo in un’area che si estende oltre il Sistema solare  all’interno della nostra galassia, la Via Lattea. Il Voyager 1 contribuirà a farci conoscere la natura dell’ambiente galattico in termini di raggi cosmici e di campi magnetici. è un tipo di esplorazione nuova e ricca di incognite ma anche di aspettative.

Con la recente scoperta comunque sappiamo che sarà necessario attendere almeno un altro decennio prima che il Voyager entri definitivamente nella regione dello spazio interstellare fuori dalla sovranità del Sole. Siamo ancora agli albori dell’era spaziale.