Anche le conchiglie possono avere gli occhi. Lo rivela un recente studio del MIT (Massachussettes Institute of technology) realizzato sui chitoni, una particolare famiglia di molluschi. Da sempre conosciamo le conchiglie intendendole come il rivestimento biologico con cui animale privi di scheletro interno alla loro struttura (in questo caso definiti come molluschi) si proteggono da pericoli esterni. Ci si è quindi posti l’obbiettivo di comprendere come questi molluschi possano essere in grado in grado di adempire contemporaneamente alle due funzioni necessarie allo loro sopravvivenza, ovvero captare eventuali pericoli ed essere in grado di affrontarli rimanendo quindi rifugiati nel proprio guscio e la risposta potrebbe essere proprio quella proposta da Ling Li, direttore della ricerca successivamente pubblicata nella rivista Science.
Lo studio è stato condotto sui chitoni, molluschi che hanno la particolarità di essere composti da otto piastre legate saldamente tra di loro in modo da garantire un buon ancoraggio alle rocce. Tale specie era in realtà già stata oggetto di studi grazie ai quali si era evidenziata la presenza di microscopici pori sulla superficie di queste conchiglie, fino ad oggi però ritenuti soltanto sensori di luminosità in grado di distinguere tra luce e buoi.
Questi pori potrebbero invece essere veri e proprio occhi, afferma Ling Li, disposti sulla superficie in grado di trasferire informazioni all’animale circa l’eventuale presenza di predatori e la necessità quindi di un più saldo ancoraggio alle rocce. Ma al di là dell’ampliamento delle conoscenze dell’uomo circa la comprensione delle specie animali che abitano il pianeta terra, significativa è questa scoperta in particolare per le implicazioni in campo tecnologico che questa può avere. Si è infatti già avanzata l’ipotesi di applicare lo stesso concetto che regola il funzionamento del guscio dei molluschi alla progettazione di materiali multifunzionale, dimostrando ancora una volta il ruolo fondamentale che la natura ha sempre dimostrato di avere come fonte di ispirazione per le opere dell’ingegno umano.