Speed significa veloce e seed indica la semina: combinando i due termini troviamo il progetto europeo S(P)EEDKITS (rapid deployable kits as seed for self-recovery): un progetto collaborativo del Settimo programma Quadro che si concluderà il prossimo febbraio e il cui obiettivo è di dare risposta efficace – sia in termini di velocità (speed) che di durata nel tempo (seed)  – alle popolazioni colpite da grandi disastri.



La risposta si concretizza nell’ideazione e messa a punto di kit di emergenza intelligente basati su nuove tecnologie, che possono aiutare i Servizi Civili e le organizzazioni umanitarie, come la Croce Rossa, a rendere più semplici ed efficienti i meccanismi e i sistemi di pronto intervento nei casi di calamità mediche, sanitarie e di altro tipo.



La strategia S(p)eedkits prevede la preparazione di kit pre-posizionati per l’utilizzo immediato dopo un’emergenza e uno strumento di supporto e di attivazione per dare priorità a certi tipi di kit e facilitarne il trasporto. Naturalmente, vengono utilizzate tutte le capacità di localizzazione in tempo reale rese disponibili dalle tecnologie di ultima generazione; come pure, vengono applicate le best practices collaudate dalle organizzazioni umanitarie.

I kit combinati possono contenere, per esempio, tende robuste e leggere, ospedali da campo rapidamente utilizzabili, metodi di imballaggio smart. La parte “seed” del programma riguarda i “kit di semina” e rappresenta i cosiddetti semi per il recupero dopo il disastro, con soluzioni più grandi per uso immediato al di là del pronto soccorso come le unità di sanitizzazione, la produzione sostenibile di energia e le unità mobili di riciclo per i detriti.



Finora il team del progetto ha creato quattro kit prototipo e continua a lavorare sui kit di purificazione dell’acqua e di sanitizzazione. Quest’ultimo include una latrina piegabile sollevata da terra, per casi di emergenza, e un kit di trivellazione semi-manuale per la ricerca di falde acquifere. Innovazioni interessanti sono anche l’unità di pastorizzazione e di biogas per il trattamento delle acque di scolo fuori zona e un kit di sanitizzazione per pastorizzare le acque di scolo prima del deposito. Sta facendo passi avanti anche la progettazione di un ospedale autonomo ad attivazione rapida di tipo plug-and-play che può assistere da 80 a 120 persone, completo di stanze igieniche e strutture fondamentali.

Recentemente un’invenzione, nata e sviluppata al Politecnico di Milano, ha raggiunto il massimo risultato ottenendo il brevetto: si tratta del Textile Wall, un pannello flessibile per costruire abitazioni pensato per la riorganizzazione abitativa post-emergenza.

Textile Wall, così come lo descrivono al Politecnico, è formato da celle composte di lamelle in materiale semirigido e chiusure in membrane tessili. Queste celle possono essere poi riempite con qualsiasi materiale a seconda delle caratteristiche strutturali che si vogliono ottenere; tali materiali di riempimento possono essere quelli reperibile localmente: ciò viene incontro a un’esigenza tipica degli gli operatori umanitari, che preferiscono impiegare i materiali e i metodi processuali locali invece che avvalersi di prodotti importati dall’estero e difficilmente accettati dalle popolazioni interessate.

La struttura del Textile Wall permette la creazione di coperture o pareti della forma desiderata (lineari, curve, multicurve e angolari) sia per interni che per esterni; il pannello in membrane tessili e barre semirigide è autoportante e non richiede l’impiego di elementi strutturali aggiuntivi. È molto duttile e adattabile in quanto l’altezza del pannello e la dimensione delle celle possono variare in funzione dell’applicazione pensata: il tutto prende forme e dimensioni a seconda delle esigenze. Anche il trasporto e la spedizione sono agevolati: la sua struttura infatti è impacchettabile a soffietto.