Nel suo affascinante saggio Le immagini della scienza (Mondadori 2009) il celebre matematico inglese John Barrow osserva che «nella scienza c’è una vera e propria cultura visiva ed è in rapido mutamento». Le immagini oggi dominano la scienza, sia nel suo farsi che nella sua comunicazione, in un modo impensabile solo due decenni fa: alcune «sono così sottili e penetranti da determinare, senza che neppure ce ne accorgiamo, il modo in cui pratichiamo la scienza o descriviamo la realtà. Altre sono icone onnipresenti che esercitano un’influenza decisiva sulla modalità di rappresentazione di un intero ramo della scienza, oppure nella nostra concezione della sua storia. Altre ancora sono dotate di un calore estetico, ma hanno un contenuto scientifico implicito che le rende importanti».



Tutto questo trova conferma continuamente nel mondo scientifico ed è particolarmente messo in rilievo in occasioni come quella del Global Physics Photowalk, un concorso fotografico per il quale alcuni tra i più importanti laboratori di fisica del mondo hanno ospitato 200 fotografi dilettanti e professionisti, invitati a immortalare con i loro scatti le immagini più significative della vita e della ricerca che si svolge al loro interno. L’edizione 2015 del Photowalk di fisica si è svolta in otto grandi laboratori e precisamente: al CERN di Ginevra, allo SLAC in California, al FERMILAB a Chicago, al KEK in Giappone, al COEPP in Australia, al TRIUMPH in Canada e ai nostri Laboratori Nazionali INFN di Frascati.



Tra le migliaia di foto pervenute, i laboratori hanno selezionato le migliori, che hanno poi potuto partecipare alla competizione globale. Una commissione internazionale di giudici composta da artisti, fotografi e scienziati ha esaminato le foto per incoronare i vincitori del premio della critica; mentre una votazione online ha contemporaneamente determinato i preferiti del pubblico.

La visione comparata dei due gruppi di immagini premiate (riprodotte qui) consente qualche riflessione che contribuisce a mettere a fuoco l’idea di scienza che domina presso il grande pubblico e ciò che più sta a cuore a chi vive direttamente l’esperienza scientifica. Intanto vediamo i vincitori. Al primo posto nel voto della giuria di esperti c’è la foto della Sala di Controllo Principale di TRIUMPH della fotografia canadese Katy Mackenzie che ha associato la ricca strumentazione analogica e digitale al  ricordo delle visite fatte al padre, ricercatore, sul posto di lavoro più di trent’anni fa. Al secondo posto c’è lo scatto di Mark Killmer che va a immortalare il laboratorio temporaneo presso la Stawell Gold Mine del SUPL (Stawell Underground Physics Laboratory) di Victoria, in Australia. Terza una istantanea di Robert Hradil, scattata in una sala del CERN, che mostra il valore della tradizione nella scienza portando in primo piano il dialogo collaborativo tra un anziano scienziato e un giovanissimo ricercatore.



Di diverso taglio le foto premiate dalla votazione online, alla quale hanno partecipato oltre 3.800 utenti. Il primo posto è stato conquistato dalla fotografia di Molly Patton, ancora al SUPL, dove una trivella elettrica in azione evoca la possibilità dell’osservazione della materia oscura. La seconda posizione è una gradita sorpresa per il pubblico italiano in quanto premia l’opera di Pietromassimo Pasqui che ritrae una camera del vuoto e uno specchio che trasporta il fascio laser dell’acceleratore SPARC presso i Laboratori INFN di Frascati. Infine la foto in cui Rosemary Wilson ritrae la camera del rivelatore che ha registrato i dati del collisore HERA dal 1992 al 2007 nel grande acceleratore DESY, presso Amburgo (Germania).

Un elemento si nota a colpo d’occhio. Nel secondo terzetto non ci sono immagini di persone mentre nel primo sono tutte visioni di scienziati all’opera: in una sala controllo, in una galleria sotterranea o in uno studio, sono le diverse fasi dell’esperienza del soggetto che fa scienza a dominare. Una giusta sottolineatura del carattere umano della ricerca e dell’importanza dei fattori personali (che non vuol dire non oggettivi) nel lavoro che porta alle scoperte e ai grandi o piccoli risultati.

Dall’altra parte c’è invece l’accento sulla spettacolarità, a scapito anche della chiarezza del contenuto che non dice nulla senza una adeguata e dettagliata didascalia. Evidentemente, purtroppo, è questo che principalmente il pubblico si aspetta dalla scienza. Certo, la componente estetica è parte dell’esperienza scientifica e un’immagine suggestiva e attraente contribuisce a dare l’idea che ci si sta avvicinando ai segreti della natura e che la discesa degli scienziati nei tunnel dei laboratori sotterranei è un po’ come la caduta di Alice nel paese delle meraviglie. Ma senza un soggetto interessato e capace di interpretarlo, quel mondo resterà irrimediabilmente troppo lontano.