Per quanto riguarda l’Est in questa grande festa del Solstizio d’Inverno 2015, troviamo invece il Korocun, o Kracun in base alla regione interessata, una festa slava di origine pagana. Il nome deriva dal verbo korcati, ovvero ‘fare un passo avanti’ e rappresenta il giorno in cui il dio Nero e tutti le altre figure associate al decadimento o all’oscurità diventavano più potenti. In questa notte, Hors rappresenta il vecchio sole che diventa più piccolo, esattamente come le giornate che si accorciano nell’emisfero settentrionale, fino a morire il 22 Dicembre, il giorno del Solstizio d’Inverno. Il giorno seguente Hors risorge, dopo una battaglia con i poteri oscuri del dio Nero e si tramuta in Koleda, il nuovo sole. La tradizione prevede che in questa giornata vengano ricordati i propri antenati, grazie all’accensione di fuochi nei cimiteri che indicano la volontà di mantenere vivo il ricordo del defunto. In alcune lingue slave, la parola Korocun indica inoltre la morte inaspettata di una persona giovane o lo spirito maligno che accorcia la vita dei propri cari.



In una giornata come questa dove il mondo boreale festeggia il solstizio d’inverno 2015, sono davvero tante le tradizioni che si legano a questo particolare momento dell’anno, con le varie religioni e i movimenti culturali che rappresentano il momento solstiziale in vario modo. Secondo la tradizione cristiana e cattolica, le porte Sostiziali sono controllate dai due Giovanni. Il Battista è il guardiano del solstizio estivo mentre l’Evangelista di quello invernale. In epoca romana, lo stesso solstizio era chiamato anche ‘la porta’, simbolicamente custodita da Giano Bifronte prima che il suo posto venisse ceduto ai due Santi con l’avvento del cristianesimo. La scelta dei due Giovanni è anche dovuta alla duplicità dei solstizi e all’esistenza di due dimensioni che si ricongiungono durante i solstizi. Secondo la tradizione germanica, il fenomeno naturale era celebrato con la festa Yule. Il nome è ipoteticamente riferito al norreno ‘Hjol’ che indica ‘la ruota, ovvero il sole che con il solstizio inizia lentamente a risalire. In linguisti credono anche che sia possibile che il termine ‘Yule’ abbia origine in realtà da ‘Jol’ che indica sia Natale che la festa invernale. Esistono molti simboli anche in natura che vengono associati al solstizio. Uno fra questi è il vischio, considerato una pianta sacra per i druidi e che veniva recisa dall’albero con una particolare cerimonia. La raccolta avveniva nel giorno di San Giovanni o nel Samhain. Il vischio era considerato una sorta di erba magica capace di guarire da ogni sorta di malanno. Su questa scia si pone il consiglio di alcuni naturopati che raccomandano la massima cautela per affrontare questo difficile periodo dell’anno. Per noi occidentali, l’assenza del sole porterebbe ad un abbassamento dell’umore e ad una vulnerabilità della salute. Una soluzione, dall’origine antica, può essere la spagiria, usata come integratore naturale e che ci potrebbe aiutare a rinforzare il sistema immunitario in previsione della precipitazione delle temperature.



Spostandoci verso l’Oriente, possiamo trovare il Dongzhi Festival, celebrato esattamente il giorno del Solstizio d’Inverno 2015. Le origini di questa festa risalgono alla filosofia Buddhista legata allo yin e lo yang e all’armonia con l’universo. Si tratta infatti di un preludio ai giorni più lunghi che avvengono dopo il solstizio e che portano con un sé un aumento dell’energia positiva. Si tratta in realtà di un equilibrio poiché lo yin e lo yang corrispondono rispettivamente alla femmina e al maschio, o meglio al maschile e al femminile che esistono in ogni essere umano o essere vivente in perfetto equilibrio. Il simbolo cinese che simboleggia il Dongzhi è infatti rappresentato dall’esagramma che indica ‘restituzione’ perché prevede un ritorno delle energie perse durante l’anno e la riacquisizione delle stesse dopo il Solstizio d’Inverno. Durante questa festa, la tradizione cinese prevede il consumo di tangyuan, le palline di riso che simboleggiano l’unità oppure i ravioli di agnello ed altri ingredienti. Leggermente diversa la celebrazione della festa in Taiwan dove i tangyuan vengono offerti in onore degli antenati.



Sono varie e disparate le festività legate al Solstizio d’Inverno anche in quest’anno 2015, fra queste possiamo trovare il Blue Christmas, celebrato nella tradizione cristiana occidentale. Il solstizio invernale corrisponde al giorno con la notte più lunga dell’anno ma anche al periodo dell’Avvento. Il Blue Christmas è solitamente dedicato ai valori della famiglia e dell’unione, oltre che delle vacanze e dei regali. Si tratta di uno dei periodi più felici ma per molti rappresenta anche un momento di dolore e solitudine. Per questi ultimi, il giorno del Blue Christmas può rappresentare un momento per condividere la sofferenza e la speranza. Il nome richiama proprio questo stato d’animo, poiché l’essere ‘blu’ rappresenta il colore della tristezza. In questo giorno, alcune Chiese offrono un servizio pastorale teso ad onorare le persone care perse durante l’anno, oppure delle preghiere e dei canti per chi non ha motivi per festeggiare. Un esempio lo troviamo nel servizio dedicato dalla chiesa di Saint Paul, New Albany, che mette a disposizione una cerimonia di luci e canti volti a dare speranza e conforto a chi ha bisogno di conforto.

Il 21 dicembre dovrebbe iniziare l’inverno astronomico e quindi il Solstizio d’Inverno. O almeno così ci è sempre stato detto ma si tratta in realtà di un’inesattezza. Il Solstizio d’Inverno capiterà, quest’anno, alle ore 05:48 (ora italiana) del 22 dicembre. E’ infatti una convenzione fissare una data precisa per un evento naturale che, come vedremo, si basa su altri fattori mutevoli nel tempo. Ogni anno ci sono delle variazioni che fanno slittare la data oltre il giorno previsto. Per capire al meglio il motivo che porta a questo calcolo, dobbiamo partire dalla differenza fra anno solare e anno civile. Come sappiamo l’anno civile è formato da 365 giorni, o 366 in caso di anno bisestile, mentre l’anno solare dura 365 giorni, 5 ore e 49 minuti circa. Questo particolare orario fa sì che ogni anno il Solstizio d’Inverno avvenga oltre la data prevista e ogni quattro anni, le 5 ore e 49 minuti diventano in tutto 24 ore. Si potrebbe pensare quindi che sia destinato a spostarsi via via sempre più avanti ma non è così perché le 24 ore si raggiungono durante l’anno bisestile e quindi la data torna automaticamente indietro. In questo modo si avranno quattro anni in cui tre solstizi cadranno il 21 dicembre ed un quarto in cui invece avverrà il 22 dicembre. L’anno prossimo sarà quindi un anno bisestile ed il solstizio tornerà al 21 dove rimarrà fino al 2018. Lo stesso ragionamento è adattabile al Solstizio d’Estate che avviene fra il 20 ed il 21 di Giugno e l’Equinozio d’Autunno che invece cade fra il 22 ed il 23 Settembre.

Molte altre tradizioni e usanze interessano il giorno del Solstizio d’Inverno, come il Sanghamitta, la festa in onore della nipote dell’Imperatore Bindusara e figlia dell’Imperatore Ashoka. Queste figure rappresentano tutte, secondo la tradizione più antica del Buddhismo, alle reincarnazioni del Buddha, l’Onorato dal mondo. Sanghamitta è una donna vissuta intorno al 210 a.C. e che è stata responsabile della propagazione del Buddhismo nello Sri Lanka e la fondatrice del sangha, la comunità dei credenti. Questa particolare figura è legata anche alla leggenda secondo cui il Buddha affidò a Sanghamitta in punto di morte il compito di trasportare un ramoscello dallo Sri Lanka ad Anuradhapura, dove sopravvive ancora oggi. E’ un racconto che si ispira proprio all’azione di propagazione e che rappresenta l’albero della Bodhi, o dell’Illuminazione. In particolare, i Buddhisti della scuola Theravada festeggiano il risveglio spirituale del Buddha durante il giorno di luna piena del mese di dicembre.

Il solstizio d’inverno è il giorno più corto dell’anno, quello in cui il polo nord raggiunge la massima inclinazione distante dal sole e quest’ultimo disegna in cielo l’arco più basso possibile. Per questo oggi avremo pochissime ore di sole. A milano per esempio saranno solo 8 ore, 42 minuti e 29 secondi: si tratta di un solo secondo in meno rispetto a ieri, mentre domani saranno ben tre in più, come si apprende attraverso il sito Timeanddate.com. Andrà meglio a Roma: i cittadini della Capitale potranno infatti godere della luce del sole dalle 7.35 alle 16.42 e cioè per 9 ore, 7 minuti e 38 secondi. I francesi che vivono a Parigi disporranno invece di 8 ore, 14 minuti e 48 secondi di sole, cioè tra le 8.42 e le 16.56. Gli abitanti di Madrid invece potranno fruire della luce solare dalle 8.35 e le 17.52, per un totale di 9 ore, 17 minuti e 7 secondi. I residenti a Berlino dovranno accontentarsi di 7 ore, 39 minuti e 5 secondi, con il sole che bacerà la città tra le 8.15 e le 15.54. Situazione simile ma leggermente migliore per chi vive a Londra: i cittadini che vivono nella capitale inglese infatti avranno 7 ore, 49 minuti e 41 secondi di sole tra le 8.04 e le 15.54 di oggi. 

Un giorno magico, un giorno rituale che riflette numerosi simboli: è il Solstizio d’Inverno 2015 che accade domani, 22 dicembre: incomincia l’Inverno oggi, il giorno tra i più bui dell’anno ma che celebra la luce: è infatti la notte più lunga, o se preferite, il giorno più corto dell’anno quando il Sole infatti ottiene la sua inclinazione massima meridionale. Per tutto l’emisfero boreale scatta dunque questo solstizio invernale che in pratica concerne un Polo Nord angolati a circa 23.5 gradi dal Sole che implica il giorno con meno luce di tutto l’anno boreale. Perché festa della luce e perché per tutta la mitologia e le religioni antiche questo giorno ha così importanza? Ne prendiamo spunto con un dio particolare indiano, Krishna, che come riferisce il testo sacro indiano del Mahabarata, si è reincarnato dal dio padre Visnù. Un uomo eroico, un semidio che poi si rivela essere Dio stesso. Venuto nel mondo per conquistarlo dai demoni, Krishna viene poi ucciso da una freccia ma rinascerà portando doni nella notte a tutta l’umanità: insomma una via di mezzo tra il cristianesimo e la tradizione di Babbo Natale, ma che cela un significato molto più complesso e recondito. Oggi si celebra infatti la luce perché solo dopo il punto più basso delle tenebre – la notte più lunga dell’anno con il solstizio – è possibile la rinascita della luce, il trionfo del Sole con il giorno che lentamente da domani in poi crescerà sempre più. Una mitologia e una religione antica molto attenta al rapporto luce e tenebre che celebra il dio indiano più importante con questa particolare inclinazione e rinascita nel giorno considerato “delle tenebre”. Una tradizione che poi arriva fino ad oggi, con il culto della luce che in ogni cultura moderna rappresenta la vittoria sulla morte e la sconfitta delle tenebre.

Un solstizio d’inverno, non c’è occasione che Google si faccia sfuggire per potere, scusate il gioco di parole, sfoggiare il lato più artistico e creativo della propria super azienda: ecco dunque il doodle, il logo spesso animato dell’azienda di Mountain View che oggi celebra il grande inizio dell’inverno 2015-2016. Tra equinozi e solistizi, Google non perde mai il tempo giusto per “scandire” il tempo dell’anno con precisione e un pizzico di magia innovativa. Per il doodle di quest’anno abbiamo la geniale trovata di inserire il logo della scritta all’interno di una gigantesca palla di vetro con neve, il più classico degli oggetti invernali e natalizi, con infatti l’animazione della neve che scende dal cielo su un paesaggio polare. La sciita adagiata su una collinetta bianca di neve e con due ragazzi che pattinano attorno al boschetto innevato. Nulla da dire, anche questa volta scelta azzeccata per Google che trasmette appieno il senso di inverno nel suo lato più positivo e meno “pungente”. Come vederlo animato? Basta cliccare qui.