Il mese di marzo è appena iniziato e l’attenzione di chi osserva con curiosità e ammirazione i fenomeni celesti è già tutta proiettata su un evento appariscente che si verificherà il giorno 20. Quest’anno infatti la primavera sarà introdotta da uno degli spettacoli astronomici più seguiti da tutti, non solo dagli specialisti, ma anche più ricco di suggestioni, riferimenti simbolici e spunti fantasiosi: l’eclissi di Sole. Il giorno prima dell’equinozio, quando la Luna sarà nella fase di novilunio, diverse aree geografiche, tra cui l’Italia, saranno interessate dal fenomeno che, come è abbastanza noto, si manifesta per il fatto che la Luna si trova tra la Terra e il Sole in una posizione tale da intercettare la radiazione luminosa coprendo alla nostra vista il disco solare e quindi oscurando una porzione di superficie terrestre. È una situazione che si verifica con la Luna nuova ma non avviene in tutti i noviluni per via della differenza di inclinazione tra il piano dell’orbita lunare e quello dell’orbita terrestre.
L’eclissi del prossimo venerdì 20 marzo sarà osservabile in quasi tutta l’Europa, in Africa settentrionale e in Asia settentrionale; sarà però totale solo in una ristretta zona dell’Atlantico settentrionale, sulle Isole Faroer e sulle Isole Svalbard. Per il resto, come normalmente accade nelle eclissi, sarà parziale, con diversi gradi di copertura. Nelle regioni italiane settentrionali, nella fase centrale dell’eclissi, il disco lunare arriverà a coprire fino al 70% del diametro del disco solare, mentre al Sud la parte oscurata sarà minore, intorno al 50%. In ogni caso l’evento inizierà verso le 9:20 a Palermo e qualche minuto dopo a Milano; e durerà poco meno di un’ora.
Il fenomeno dell’eclissi può assumere diverse configurazioni, dovute alle diverse possibili posizioni relative dei tre protagonisti: Sole, Luna e Terra. Oltre a quelle totali, abbinate a quelle parziali che interessano aree più o meno ampie attorno alla zona di totale oscurità, ci sono delle eclissi che sono solo parziali; ma c’è anche lo spettacolo singolare delle cosiddette eclissi anulari: queste accadono quando la Luna è nel punto più lontano dalla Terra lungo la sua orbita e non riesce a coprire del tutto il disco solare, lasciando visibile e quindi luminoso un sottile anello che circonda il buio centrale. Il fatto che la distanza Luna – Terra non sia esattamente costante fa sì che a volte si verifichi anche un’altra tipologia di eclissi, dette ibride, cioè sia anulari che totali; o meglio: per una parte del fenomeno osservabili come totali e per un’altra come anulari.
Le eclissi sono, evidentemente, uno dei fenomeni più osservato fin dall’antichità; e la cura e la precisione con la quale schiere di astronomi e di astrofili hanno registrato e raccolto i dati osservativi permette di elaborare delle statistiche e delle classifiche che in parte aiutano a comprendere meglio il fenomeno, in parte hanno il carattere della semplice curiosità.
Intanto ci si può chiedere quante eclissi ci possono essere in un anno. Si può rispondere, con un po’ di opportuni calcoli, considerando che il fenomeno (e vale anche per l’eclissi di Luna) si verifica quando Sole e Luna vengono a trovarsi nelle vicinanze di particolari punti detti nodi; e poi che ci sia, rispettivamente, novilunio o plenilunio. Il risultato è che, nella situazione di minimo, in un anno ci siano due eclissi di Sole e in quella di massimo ce ne possano essere in totale sette eclissi: due di Luna e cinque di Sole. Il caso di cinque eclissi solari nello stesso anno è quello che si è verificato ultimamente nel 1982. C’è anche chi ha provato anche a fare l’inventario di tutte le eclissi che hanno oscurato l’umanità, almeno negli ultimi 5000 anni , dai tempi delle prime grandi civiltà: una stima elaborata dall’Unione Astrofili Italiani parla di 11898 eclissi di Sole, così ripartite: per il 26.7% totali, per il 35,3% parziali, per il 33,3% anulari e per il 4,8% ibride.
Resta un fattore che nessuna statistica e nessuna valutazione quantitativa potrà indicarci: è l’impatto che un evento simile ha su chi lo osserva direttamente (non senza le opportune precauzioni e protezioni per gli occhi): come tutti i fenomeni naturali, anche quelli più conosciuti e spiegati, l’evento non è mai la riproduzione meccanica di quanto previsto dalle teorie; c’è sempre un quid di novità, di sorpresa e di sovrabbondanza che uno sguardo ben disposto può percepire e apprezzare. Abbiamo una ventina di giorni per prepararci.