Era stata una sorpresa, un anno fa, la scoperta degli anelli attorno all’asteroide Chariklo: gli astronomi che conducevano le loro indagini all’Osservatorio dell’ESO (European Southern Observatory) La Silla Paranal sulle Ande cilene, non pensavano che piccoli corpi del Sistema Solare potessero avere anelli. Ora la sorpresa raddoppia: un gruppo di ricercatori del MIT di Boston, guidato da Amanda Bosh, ha ottenuto evidenze di materiale attorno all’asteroide Chirone che potrebbero indicare la presenza di un sistema di anelli. Le nuove osservazioni sono state ricavate utilizzando due grandi telescopi alle Hawaii: l’Infrared Telescope Facility sul Mauna Kea, e il Las Cumbres Observatory Global Telescope Network a Haleakala; e i risultati sono appena stati presentati sulla rivista Icarus. Prima di queste scoperte, solo quattro corpi del nostro sistema solare erano noti per essere circondati da anelli. Il più celebre è il pianeta Saturno, il cui sistema anulare è stato ampiamente fotografato regalandoci alcune delle immagini più spettacolari di tutta l’astronomia. Ma, seppur in misura minore, ci sono anelli di gas e polveri anche attorno a Giove, Urano e Nettuno; quindi attorno ai grandi pianeti.



Il sistema solare però è popolato da molti altri corpi: oltre ai satelliti dei pianeti (dalla Terra a Nettuno) e alle comete, che fanno la loro apparizione periodica, ci sono un gran numero di asteroidi. Tutti gli oggetti in orbita intorno al Sole che hanno una massa troppo piccola perché la gravità propria faccia loro assumere una forma quasi sferica, sono definiti dall’IAU (Unione Astronomica Internazionale) “piccoli corpi” del Sistema Solare. Fanno parte di questa categoria di oggetti la maggior parte degli asteroidi; ma anche gli oggetti in orbita vicina alla Terra (NEOs, Near Earth Objects), gli asteroidi cosiddetti “troiani” di Marte e Giove, la maggior parte di quelli denominati “centauri”, la maggior parte degli oggetti Trans-Nettuniani (TNOs) e le comete stesse. In particolare, i centauri sono piccoli corpi con orbite instabili che incrociano quelle dei pianeti da Giove a Nettuno; sono distinti dagli asteroidi, ben più numerosi, che si trovano in una fascia tra le orbite di Marte e Giove e sono stati così battezzati a causa della loro doppia natura: in parte sono asteroidi, in parte comete. Il più grande di questi asteroidi è Chariklo, con un diametro medio di circa 250 km; Chirone (dal nome del mitologico centauro maestro di Achille), è un po’ più piccolo (166 km) ed è stato scoperto nel 1977 dall’Osservatorio di Monte Palomar. E adesso è arrivata la segnalazione della possibile presenza di anelli.



In realtà ne aveva già avanzata l’ipotesi nel 1993 un professore di astronomia planetaria sempre del MIT: James Elliot aveva osservato un occultamento stellare di Chirone (l’occultamento di una stella è un metodo per studiare i corpi lontani) e fatto le prime stime delle sue dimensioni. Elliot aveva anche osservato delle configurazioni simili a getti d’acqua e polvere che sembravano uscire dalla superficie del centauro. Il team della Bosh ha iniziato nel 2010 ad analizzare le orbite di Chirone per individuare esattamente quando il centauro sarebbe passato attraverso la luce di una stella abbastanza brillante da poterla rilevare. L’evento non è di quelli facili da trovare; inoltre dura pochi minuti e basta poco per farselo sfuggire; perciò, quando poi nel 2011 l’occultamento si è verificato ed è stato misurato, gli astronomi del MIT non esitano a parlar di “serendipity”, cioè di scoperta dovuta a una circostanza fortunata e casuale. Analizzando la luce risultante, è stata osservata una situazione non spiegabile se l’asteroide fosse un corpo semplice, senza materiale circostante; i ricercatori hanno osservato strutture simmetriche e sottili vicino agli estremi dell’occultamento stellare: un segno della presenza di materiale come della polvere che blocca una frazione della luce stellare.



A giudicare dai dati ottici, le strutture hanno un’ampiezza di 3 e 7 km rispettivamente e si estendono a circa 300 km dal centro del centauro: sono caratteristiche simili a quelle osservate da Elliot negli anni ‘90. Il team ritiene che possano indicare un sistema di anelli ruotanti attorno all’asteroide: potrebbero essersi formati in conseguenza della disgregazione di un altro asteroide e della susseguente catturata gravitazionale dei suoi detriti da parte di Chirone. Tuttavia ci possono essere altre interpretazioni altrettanto valide. Potrebbe trattarsi di un guscio circolare di gas e polvere; oppure di getti simmetrici di materiale che fuoriescono dalla superficie del centauro. Per avere risposte più sicure si dovranno catturare più occultamenti stellari di Chirone e compiere osservazioni da parte di più osservatori distribuiti su qualche centinaio di chilometri, in modo da poter mappare la geometria anulare. «Certo – dicono al MIT – se dimostreremo che anche Chirone ha davvero un sistema di anelli, si potrà iniziare a pensare che questa configurazione è più comune di quanto si ritenesse; e ciò avrà importanti conseguenze sulle nostre teorie che descrivono la formazione e l’evoluzione dell’intero Sistema Solare».