Aveva fatto un certo effetto, tre anni fa, uno studio pubblicato su una rivista di scienza e tecnologia ambientale della America Chemical Society che paventava, entro la metà del secolo, il rischio di scarsità d’acqua per una contea su tre degli Usa. Non era una previsione ma l’indicazione di una probabilità che si potrebbe verificare per la diminuzione dei fenomeni piovosi connessa al prolungarsi del riscaldamento globale. Come pure, qualche mese fa, aveva destato preoccupazione l’analisi pubblicata su PNAS da un gruppo di ricercatori inglesi (università di East Anglia e di Leeds) che aveva segnalato possibili gravi difficoltà nell’approvvigionamento idrico in molte province cinesi a causa dello sviluppo economico accelerato.



Ora è la volta dei ricercatori del dipartimento di ingegneria civile e ambientale della Duke University, come Anthony Parolari, che hanno pubblicato su un volume dedicato all’acqua della Wiley Interdisciplinary Reviews uno studio che colloca sempre attorno al 2050 il momento della crisi dell’acqua, quando la domanda mondiale potrebbe superare l’offerta. Gli studiosi hanno utilizzato un modello matematico a feedback ritardato, applicato per la prima volta al consumo di acqua, che elabora le tendenze future sulla base di accurate analisi delle serie di dati storici; con questo procedimento, i ricercatori hanno identificato un modello ricorrente di consumo globale di acqua negli ultimi secoli. I periodi di aumento della domanda di acqua – spesso in coincidenza con la crescita della popolazione o di altri grandi cambiamenti demografici e sociali – sono stati seguiti da periodi di rapida innovazione nelle tecnologie per l’acqua che hanno contribuito a eliminare o almeno a minimizzare le carenze. Sulla base di questo modello, si prevede il verificarsi di un simile periodo di innovazione nei prossimi decenni e una probabile nuova fase di cambiamento nel sistema di approvvigionamento idrico globale dalla metà del 21° secolo. I dati sul consumo globale di acqua mostrano che attualmente siamo in un periodo di crescita relativamente stagnante. L’uso di acqua pro-capite è in calo dal 1980, in gran parte a causa di misure di aumento dell’efficienza e di una maggiore consapevolezza diffusa circa l’importanza della conservazione delle limitate forniture di acqua dolce. Questo ha contribuito a compensare l’impatto della recente crescita della popolazione. Ma se le tendenze di crescita della popolazione continuano – osservano gli scienziati inglesi – e si andrà a superare i 9 miliardi entro il 2050, l’uso pro capite di acqua dovrà diminuire ancor più nettamente se si vuole che ci sia abbastanza acqua per soddisfare la domanda.



Parolari e colleghi si sono ispirati nella loro ricerca a uno studio del fisico e filosofo austriaco Heinz von Foerster, che nel 1960 aveva pubblicare su Science un articolo semiserio che, attraverso l’interazione tra fattori demografici e sviluppo tecnologico, arrivava a prevedere una crescita della popolazione tale da superare ogni limite imposto dalla finitezza delle risorse. Secondo von Foerster tale crescita sarebbe diventare infinita il 13 novembre 2026, giorno del suo 115esimo anniversario della nascita. La previsione è diventata nota come la ‘Doomsday Equation’, cioè la formula del Giudizio Finale. Storicamente, molte ipotesi circa le tendenze demografiche e il futuro delle risorse del Pianeta sono state pessimistiche e con quella sua ipotesi Von Foerster ironizzava su questo tipo di proiezioni.



Ma c’era una parte più seria del suo studio, che offriva una visione alternativa e più attraente del futuro.«Noi esseri umani – ha commentato Parolari – siamo creativi e pieni di risorse; e quando arrivano i momenti critici , troviamo nuovi modi sia per aumentare la forniture di beni sia per utilizzare in modo più efficiente quelli che abbiamo a disposizione. Il nostro modello supporta questa visione più ottimistica». La domanda di acqua quindi spingerà ad innovare come ha più volte fatto finora. Il che potrebbe voler dire favorire la graduale applicazione di politiche che incoraggino un ritmo sostenibile di consumo di acqua. Potrebbe indicare senz’altro una serie di avanzamenti tecnologici e spingerci a trovare nuove fonti alle quali attingere acqua. C’è tutta una gamma di possibilità: il riciclaggio dell’acqua e le nuove tecnologie per la dissalazione delle acque marine, sono solo due tra i progressi tecnologici più probabili che potrebbero aiutare ad attutire o evitare future carenze di acqua.