Immaginatevi la Palermo borbonica di fine settecento e un quarantenne sacerdote, Giuseppe Piazzi, nato in Valtellina e professore di astronomia che chiede al re Ferdinando l’autorizzazione per poter edificare un Osservatorio Astronomico; l’autorizzazione viene accordata e in cima alla torre di Santa Ninfa del Palazzo dei Normanni, allora sede del vicerè e individuata da Piazzi come location ideale, in breve tempo viene realizzata la Specola.
È l’inizio di una storia che ha avuto recentemente un aggiornamento spettacolare, con l’arrivo della sonda Dawn della Nasa nell’orbita del pianeta nano Cerere, e che sarà raccontata da domani a Palermo, sempre a Palazzo dei Normanni, nel corso dell’evento “Cerere ieri e oggi: da Piazzi a Dawn”, aperto da una conferenza e dall’esposizione di alcune mostre su iniziativa dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) con la collaborazione di Asi (Agenzia Spaziale Italiana) e Nasa. La vicenda di padre Piazzi verrà ricostruita da Ileana Chinnici, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo, che ne ha anticipato a ilsussidiario.net i tratti salienti indicandone il legame con la missione della Nasa. «Nell’Osservatorio Astronomico di Palermo appena costruito, è proprio padre Piazzi a scoprire Cerere, la sera del 1 gennaio 1801. Si tratta di una scoperta abbastanza casuale, di un oggetto che non era nei programmi osservativi del sacerdote-astronomo: lui infatti non stava studiando il Sistema Solare ma stava compiendo accurate osservazioni per poter arrivare a redigere un catalogo stellare. In questo lavoro, dovendo applicare un metodo che gli faceva ripetere più volte la stessa osservazione, si accorge della presenza di un corpo celeste dotato di un movimento diverso da quello che ci si poteva aspettare per una stella. Si rende quindi conto di aver a che fare con un altro tipo di oggetto celeste e in un primo tempo ipotizza che possa essere una cometa, anche se ha il sospetto che potrebbe trattarsi di un pianeta».
Poteva essere proprio quel pianta “mancante” nella zona tra Marte e Giove, che era ricercatissimo soprattutto in Germania: i calcoli eseguiti con i metodi ormai consolidati della meccanica celeste e la stessa celebre legge di Titius-Bode indicavano in quella fascia del Sistema Solare la necessaria presenza di “qualcosa”, forse un pianeta, per colmare la lacuna di massa evidenziata. Piazzi non comunica subito i dati delle sue osservazioni e non si espone con l’ipotesi del pianeta «forse per eccessiva prudenza; sarà il suo amico e confidente Barnaba Oriani, dell’Osservatorio milanese di Brera, a diffondere la notizia alla comunità scientifica internazionale, parlando di un nuovo pianeta e contribuendo ad attribuire a Piazzi la paternità della scoperta. Nel frattempo Cerere non era più osservabile. Bisognerà attendere quasi un anno per ritrovarlo, ricostruendone l’orbita grazie ai calcoli eseguiti dal celebre matematico e fisico Carl Friedrich Gauss applicando alcuni metodi da lui inventati».
Tornando a Cerere, va detto che la sua catalogazione ha subito delle oscillazioni: poteva essere un pianeta ma è stato conosciuto come asteroide, anche se il termine – proposto già nel 1802 da William Herschel, per distinguere questi oggetti dai pianeti – era utilizzato prevalentemente in ambito anglo-sassone e poco in Italia, dove nell’Ottocento si parlava piuttosto di “pianetini”. Ora però è tornato nella categoria dei pianeti con la decisione dell’Unione Astronomica Internazionale, nel 2006, di inserirlo tra i “pianeti-nani”, insieme a Plutone ormai declassato dal ruolo di nono pianeta.
La novità degli ultimi anni è la possibilità di esplorare da vicino questi corpi minori del Sistema Solare. Lo si è visto con la sonda Rosetta, che aveva già visitato gli asteroidi Stein e Lutetia prima di sganciare il lander Philae sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Adesso la sonda Dawn, grazie ai suoi tre propulsori a razzo a ioni di xeno, ha raggiunto Cerere; ma prima, a quattro anni dal lancio avvenuto nel 2007, aveva sorvolato l’asteroide Vesta, il secondo in classifica tra i componenti della fascia degli asteroidi.
L’interesse per oggetti del genere, dice Chinnici, è grande: «dall’esame dei dati che le sonde stanno inviando speriamo di poter ricavare informazioni utili circa la composizione originaria e sul processo di formazione del Sistema Solare»; quindi, in qualche misura, sulla nostra storia cosmica.
(Mario Gargantini)