In questi giorni molti italiani hanno avuto un’occasione in più per ammirare opere d’arte che abbondano nelle nostre città; molte saranno state quelle ritornate al loro splendore originario in conseguenza di pazienti e raffinate azioni di restauro che sempre più possono avvalersi di tecniche avanzate e particolarmente efficaci. E prima ancora del restauro, ci sono le attività di conservazione e valutazione dell’autenticità delle opere e delle loro condizioni; operazioni, queste ultime, che devono essere svolte con la maggior sicurezza possibile di non intaccare o compromettere l’integrità dei capolavori.
A questo proposito vale la pena segnalare una nuova tecnica sviluppata in collaborazione da scienziati italiani e inglesi per consentire l’indagine non invasiva di dipinti e sculture: si tratta di una tecnica laser, chiamata “micro-SORS”, che permette analisi chimiche estremamente accurate di differenti strati di opere d’arte e in particolare di strati posti al di sotto di superfici opache, quali tessuti o rivestimenti.
La nuova metodologia analitica non distruttiva è stata messa a punto dai ricercatori dell’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICVBC-CNR) che hanno applicato la tecnica SORS (Spatially Offset Raman Spectroscopy) sviluppata dagli scienziati inglesi del Central Laser Facility di Oxfordshire. La SORS è una variante della “Spettroscopia Raman”, una tecnica di analisi ben nota e ampiamente utilizzata nei laboratori chimici: è basata su un effetto scoperto circa novant’anni fa dal fisico indiano Chandrasekhara Venkata Raman, Premio Nobel per la fisica nel 1930, legato alla diffusione di luce attraverso un campione in modalità detta anelastica, cioè con lunghezza d’onda diversa da quella originaria, che dipende dal mezzo attraversato perciò ne reca la “firma”.
Il nuovo approccio seguito dai due gruppi deriva dal tentativo di estendere la tecnica SORS alla scala micrometrica, sviluppando appunto una micro-SORS. Il metodo consiste nella penetrazione di un raggio laser in oggetti opachi: un piccolo numero di fotoni si diffonde dalla superficie assumendo colori diversi in base ai diversi componenti della pittura; l’elaborazione matematica di diversi spettri Raman a fuoco sulla superficie e “defocalizzati” permette di isolare i segnali Raman puri dei singoli strati che costituiscono la stratigrafia dell’oggetto.
La micro-SORS consente quindi di studiare in profondità la composizione chimica della pittura e ha le potenzialità per fornire un significativo contributo alla conoscenza e conservazione delle opere d’arte: la tecnica consente infatti di identificare eventuali aree di decadimento sotto la pittura e di individuare eventuali interventi di conservazione effettuati nel corso del tempo.
Già lo scorso anno il gruppo di ricerca aveva dimostrato l’efficacia del metodo analizzando, senza danneggiarli, campioni di laboratorio preparati artificialmente che simulavano casi reali di strati policromi di pittura.
Recentemente però i ricercatori hanno applicato con successo la stessa tecnica a vere opere d’arte. I test sono stati condotti su dipinti murali e sculture raffiguranti la vita di Cristo appartenenti alle cappelle devozionali dei Sacri Monti: architetture religiose erette nella zona tra Piemonte e Lombardia fra il XVI e il XVII secolo, inserite dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità e attualmente in restauro.
Lo stesso team di ricerca sta ora lavorando anche alla fattibilità del trasferimento della tecnica micro-SORS a un sistema portatile, che aprirebbe interessanti possibilità nello studio non solo delle opere d’arte, ma anche in altri campi. Sono già stati avviati infatti ricerche per estendere l’applicazione del metodo SORS alla risoluzione non-invasiva sia di altre problematiche nel campo dei beni culturali (corrosione dei materiali metallici, degrado dei materiali lapidei, trattamenti conservativi) sia in settori tecnologici industriali per lo studio di sistemi multistrato come celle solari o semiconduttori.
E non mancano le prospettive applicative nel settore alimentare: la tecnica è stata applicata, con risultati molto promettenti, allo studio dei chicchi di grano per individuare le variazioni nella qualità del prodotto in termini di composizione durante la lavorazione e lo stoccaggio e per l’identificazione di malattie in fase iniziale.