L’evidenza scientifica ha un valore? A leggere i resoconti di certe discussioni in parlamento sembrerebbe che il valore principale sia quello di poter essere piegata a qualsiasi interpretazione da parte di gente che non ha competenze da vantare nel settore. La discussione al Senato di giovedì 30 aprile 2015 sulla sperimentazione animale (che riguarda la relativa legge in via di approvazione) lo mostra in modo lampante. D’altro canto, come diceva il filosofo della scienza Thomas Kuhn, una delle regole più forti, anche se non codificate, nella pratica scientifica, è la proibizione di appellarsi ai capi di stato a alla popolazione in generale per dirimere controversie scientifiche. Una comunità scientifica infatti non può praticare il suo mestiere senza un insieme di regole e credenze che ha ricevuto da quelli che hanno contribuito a fondare e far progredire tale scienza. Questo significa che quella che gli scienziati considerano come evidenza inoppugnabile (ad es. l’utilità della loro sperimentazione animale) può risultare non evidente ai politici che ne devono decidere il destino. Da una parte, tocca evidentemente agli scienziati convincere gli altri dell’evidenza, dall’altra è un dovere morale dei politici documentarsi per bene presso i corpi scientifici intermedi (società scientifiche, accademie delle scienze sia nazionali che internazionali) su quale sia il consenso della comunità scientifica su particolari questioni. Fare la pesca selettiva di citazioni, articoli e scienziati non è mai pratica sana in alcun settore. Insomma, c’è lavoro per tutti! Un esempio paradigmatico della scarsa considerazione per l’evidenza scientifica è la vicenda della fragola pesce, qui ricostruita da Anna Limoli. (Piero Morandini)
Una delle migliori leggende metropolitane sugli OGM è sicuramente la fragola pesce, classico esempio utilizzato per evidenziare le presunte conseguenze negative della manipolazione genetica sulle piante utilizzate per l’alimentazione umana ed animale. Basta inserire su Google “fragola pesce” per trovare numerose citazioni, nonché inquietanti immagini dell’orrendo OGM. Ricostruiamo il caso seguendo i lavori di Dario Bressanini. Veniamo ai fatti: durante la trasmissione Uno Mattina Estate del 30/07/2007 Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici, invitato a parlare come esperto sugli OGM, cita come caso classico una fragola “cui viene immesso il gene di un pesce artico” per renderla resistente al freddo (la mitica fragola pesce) , affermando anche che da tale sperimentazione “viene fuori una fragola che poco ha da spartire con il sapore di quella naturale”.
Capanna, quindi, non solo afferma l’esistenza di tale fragola, ma fa anche delle considerazioni (ovviamente negative) sul sapore della fragola modificata. La fragola pesce godeva però già di larga fama (non a caso Capanna l’aveva definita “un classico”) come si deduce da diverse citazioni: vediamone alcune: Nella trasmissione Report di Rai3(24/09/1998): il prof.Giuseppe Altieri afferma: «Si è prodotta, per esempio, una fragola che è stata resa resistente al gelo inserendo dei geni di pesci che vivevano in zone fredde. Questa fragola ha cominciato a produrre un prodotto secondario che era il glicoletilenico, il comune liquido antigelo dei radiatori. Quindi sono diventate immangiabili».
In D. La Repubblica delle Donne (n.151, 18 maggio 1999): «La fragola con il gene di una sogliola del mar Baltico che doveva renderla resistente al freddo, è stata un disastro: il risultato è una fragola che sa di antigelo. Gli esperimenti sono stati subito interrotti, e la fragogliola è finita sullo scaffale dei “cibi Frankenstein». Nel dossier Biotecnologie e prodotti alimentari del 1999 della COOP, a pagina 20 si afferma: «Un gene prelevato dal pesce artico inserito in fragole e patate conferisce la resistenza al freddo e permette la coltivazione di questi prodotti in zone caratterizzate da bassissime temperature.
Una ricerca in rete permette di trovare sia l’abstract che il lavoro originale: nell’articolo però non viene fatto nessun riferimento alla produzione di fragole né alla produzione di glicole etilenico da parte della fragole stessa, ma solo alla produzione di piantine trasgeniche con la stessa morfologia delle piantine iniziali. Nulla viene detto sulla reale resistenza al gelo di queste piantine. Gli stessi autori non hanno proseguito il loro lavoro in nessuna altra rivista scientifica di importanza internazionale: il progetto è stato evidentemente abbandonato per mancanza di risultati. Non vale la pena di recensire le altre riviste che hanno contribuito a diffondere la notizia, dato che di scientifico non hanno proprio nulla.
Quanto alla notizia relativa ai finlandesi, grandi consumatori di fragole pesce (e di relativo glicole etilenico) è talmente assurda che non merita nemmeno di essere discussa. Analizziamo ora l’attendibilità e le referenze scientifiche e professionali dei curatori o collaboratori dei siti che smentiscono l’esistenza della mitica fragola pesce. Roberto Defez, curatore del blog Salmone.org, è laureato in Scienze Biologiche e Primo Ricercatore all’Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr di Napoli; ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche internazionali (come risulta anche da PubMed) nel campo della genetica delle piante.
Antonio Pascale: scrittore e giornalista; ha scritto vari libri e saggi e collabora con vari quotidiani e periodici tra cui “Le Scienze”, la rivista di agricoltura “Karpos” e il sito di biotecnologie Salmone.org. Infine Dario Bressanini: laureato in Chimica e autore di numerose pubblicazioni scientifiche (vedi anche PubMed) insegna all’Università dell’Insubria presso il dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali. Svolge attività di divulgazione scientifica collaborando con la rivista Le Scienze ed è autore dei popolari blog, come “Scienza in Cucina” dove tratta tematiche relative alle biotecnologie agrarie, alla produzione agricola, alla percezione del rischio alimentare, alla chimica in cucina. Considerando le ricerche su questi temi, va detto che in effetti sono stati effettuati numerosi studi per rendere più resistenti determinate colture alle temperature più rigide utilizzando le proteine antigelo dei pesci artici, ad esempio sul pomodoro e sulle piante di tabacco (le fragole sono state abbandonate) senza però ottenere dei risultati apprezzabili.
E’il caso della Finlandia, che ormai ha interrotto quasi del tutto le importazioni di fragole, consumando quelle coltivate sul proprio territorio, per lunghi periodi dell’anno costantemente coperto da spessi strati di ghiaccio». In realtà la fragola pesce non è altro che una bufala scientifica: non esiste e non è mai esistito un simile OGM; come sostiene Bressanini: «Nessuna multinazionale biotech ha mai annunciato lo sviluppo di un prodotto del genere. Nessuna università l’ha mai studiata a scopo commerciale.
Nessuna azienda ha mai neanche lontanamente suggerito che sarebbe stata interessata a sviluppare fragole antigelo. In laboratorio ormai si inserisce ogni tipo di gene in cellule di vari organismi, fragole comprese ovviamente, ma il frutto non è mai stato raccolto, figuriamoci mangiato. Eppure ormai la “fishberry” è ormai leggendaria. Ma da leggenda urbana. E come ogni leggenda urbana che si rispetti, non è possibile risalire all’origine della storia». Anche Antonio Pascale in un articolo pubblicato su Letture del Corriere della Sera del 27/11/2011 intitolato «Bufale scientifiche:qualcuno ci difenda da Petrini e Capanna” definisce la fragola pesce una“leggenda metropolitana». Passando a un’analisi critica del dibattito, la prima cosa da verificare è l’attendibilità e le referenze scientifiche dei cosiddetti esperti che hanno contribuito a diffondere la leggenda della fragola pesce.
Cominciamo da Giuseppe Altieri, l’esperto che a Report viene presentato come agroecologo: su PubMed non risulta nessuna pubblicazione scientifica a suo nome, ma in rete viene presentato come docente di Entomologia, Fitopatologia e Agricoltura Biologica. Una rapida ricerca svela che in realtà si tratta di un docente dell’ITAS (Istituto Tecnico Agrario) di Todi. L’unico cv disponibile in rete risale al 1999 e presenta una serie di pubblicazioni solo in italiano e nessuna su riviste internazionali. Veniamo a Mario Capanna; non è necessario fare grandi ricerche in rete per sapere che il suo curriculum scientifico è inesistente.
Dal sito della Fondazione dei Diritti Genetici si legge che la Fondazione «intende promuovere e organizzare ricerca scientifica indipendente e comunicazione sociale sul tema dell’innovazione biotecnologica, riservando particolare attenzione alle sue implicazioni ambientali e sociali. Con attività di studio, informazione, progettazione, si propone inoltre di diffondere una cultura interdisciplinare della scienza». Capanna, in qualità di Presidente della Fondazione, difende l’esistenza della mitica fragola pesce in una lettera al Corriere della Sera contro l’articolo di Pascale citando un lavoro scientifico del 1999 di due autori russi (A.P. Firsov e S.V. Dolgov) a sostegno della sua tesi. Su PubMed il lavoro citato non si riesce a trovare: compaiono solo lavori di Dolgov, mentre Firson risulta sconosciuto.
Con una ricerca in PubMed si possono trovare vari studi effettuati utilizzando proteine antigelo di diversa origine (carote, insetti) su piante di pomodoro, di tabacco e sulle patate. I migliori risultati sembrano essere quelli relativi alle piante di tabacco .In particolare sembrano interessanti sia i risultati del lavoro di Holmberg N. et al.,. pubblicato su Gene nel settembre 2001, ottenuti utilizzando le proteine antigelo di un lepidottero, che quelli di Wang Y. et al., pubblicati su Plant Cell Rep nel 2008, ottenuti utilizzando le proteine antigelo di un coleottero: in entrambi i casi, infatti, le piante transgeniche hanno acquisito la resistenza alle basse temperature. In conclusione: la fragola pesce non è mai esistita e, per usare ancora una volta le parole di Bressanini, «Qualcuno avvisi Report, Mario Capanna, la Coop ma soprattutto i finlandesi che le fragole antigelo non sono mai esistite».
Rimane il fatto che la leggenda della fragola continua a circolare da anni, nonostante sia stata smentita più volte. L’immagine di una fragola mostro al sapore di anticongelante è talmente forte da indurre nella gente digiuna di scienza una immediata repulsione per ogni tipo di manipolazione genetica effettuata sulle piante.