Il mese di luglio appena iniziato sta portando con sè caldo molto intenso nel Nord Italia. Temperature fino a 35-37 gradi, che anni fa erano considerate eccezionali in queste zone, vengono raggiunte quasi quotidianamente e via via considerate sempre meno anomale. In una situazione in cui l’energia in gioco è così elevata anche eventi intensi e purtroppo distruttivi come il tornado di mercoledì 8 luglio nel Basso Veneto trovano un ambiente favorevole al loro sviluppo. Ma cosa possiamo aspettarci nel futuro in Pianura Padana, all’interno di un trend globale votato al riscaldamento? E quali potrebbero essere le ricadute del cambiamento climatico, sia in termini di temperatura che precipitazioni, sul nostro sistema idrico?
Antonio Navarra (presidente del CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), ha da poco ricordato, in occasione degli Stati Generali sui Cambiamenti Climatici, come il Mediterraneo sia in una posizione delicata, al confine tra medie latitudini e aree tropicali. Anche un piccolo spostamento verso nord di qualche centinaio di chilometri della fascia mediterranea, caratterizzata da estati calde e inverni con abbondanti precipitazioni porterebbe a ricadute importanti nel nostro paese. In particolare le regioni del Nord Italia assisterebbero ad un’estremizzazione del proprio ciclo idrico annuale e il Sud Italia potrebbe muoversi verso un clima mediamente arido e dalle caratteristiche simil-tropicali.
Alcune di queste tematiche vengono approfondite in uno studio di Vezzoli et al., recentemente pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment”, in cui si indagano gli impatti di possibili cambiamenti climatici sulla portata del bacino del fiume Po. Analoghi studi condotti in precedenza avevano già evidenziato alcuni aspetti interessanti nelle proiezioni climatiche future per il Nord Italia, approfonditi in questa analisi. Tra questi possiamo citare la diminuzione delle precipitazioni, con l’eccezione delle Alpi in inverno, e l’aumento della frequenza di eventi estremi. Un effetto di questo risultato è l’estensione del periodo secco estivo, legato anche all’anticipo della fusione della neve in primavera, dovuto all’aumento della temperatura.
L’analisi presente è effettuata usando un modello climatico regionale che prende in considerazione un territorio limitato e quindi può permettersi di rappresentare la complicata orografia italiana con precisione molto maggiore rispetto ai modelli climatici globali utilizzati per le proiezioni a grande scala. Nello studio sono considerati due diversi livelli di forcing radiativo (flusso di energia supplementare verso la Terra), selezionati tra i vari scenari dell’IPCC (il panel intergovernativo sul cambiamento climatico), uno più moderato (legato a una sostanziale riduzione delle emissione di biossido di carbonio) e uno in cui il riscaldamento globale è più incisivo.
I risultati di queste simulazioni mostrano diverse caratteristiche interessanti. Innanzitutto si assiste a una maggiore differenza fra i vari regimi stagionali. Infatti le precipitazioni diminuiscono in primavera ed estate e aumentano in inverno. Le temperature invece registrano un aumento in tutte le stagioni, più marcato in estate. Entrambi gli scenari climatici analizzati mostrano quest’andamento che, in un’area come il Nord Italia in cui le precipitazioni sono generalmente presenti in ogni mese dell’anno, può essere legato alla transizione verso un clima più mediterraneo.
In termini di portata del fiume Po, queste variazioni climatiche si traducono in una diminuzione generalizzata della portata media anche se alcuni aspetti meritano di essere approfonditi. Infatti la frequenza degli eventi in cui la portata è inferiore a una certa soglia è in aumento ma lo è anche la frequenza di quelli in cui la portata è molto elevata. In parole povere, aumenta la possibilità sia di periodi di “secca” che di periodi quasi-alluvionali.
In conclusione, possiamo affermare che i risultati dello studio appena presentato suggeriscono un’estremizzazione del comportamento idrico nel bacino del Po, con una generale riduzione della disponibilità d’acqua e un aumento della probabilità di fenomeni estremi.
La ricaduta sul sistema idrico padano dei cambiamenti climatici simulati in queste proiezioni è uno dei molteplici aspetti dello spostamento verso Nord delle fasce climatiche ipotizzato da Navarra e rappresenta soltanto una delle possibili conseguenze delle variazioni climatiche di cui stiamo facendo esperienza.