Sole, mare e tanta serenità. Sono le isole del Pacifico, dove tuttavia chi ci vive, a causa della vita sedentaria, poco esercizio fisico, dieta troppo calorica, è obeso. Un terzo della popolazione è obesa, ma il primato non appartiene all’occidente ma alle isole Cook, un arcipelago nell’Oceano Pacifico meridionale dove appunto il tasso di obesità raggiunge il 51,1 per cento della popolazione, segue con il 47,6 per cento la Repubblica di Palau e la Repubblica di Nauru con il 45,6 per cento. I dati sono stati forniti dall’organizzazione mondiale della Sanità che sta cercando di intervenire per migliorare la situazione con politiche che mirano a promuovere un’alimentazione più sana, tasse sulle bevande zuccherate, e la vendita controllata dei prodotti destinati ai bambini nelle scuole. Ma nonostante questo, oggi, il 95 per cento della popolazione di questi Paesi è obesa: più di nove su dieci hanno la pancia e mettono così a rischio la propria salute. Le cause di tutto ciò vanno ricercate non solo nella cattiva alimentazione e nella vita sedentaria, ma anche spiegata attraverso motivi genetici. Secondo alcuni scienziati, che si riferiscono ai “geni risparmiatori”, in origine questi geni avrebbero avuto la funzione di far sopravvivere chi ne era provvisto nei periodi di carestia. In questo modo, gli uomini del Pacifico potevano sopravvivere durante i viaggi da un arcipelago all’altro. Ma se per gli uomini primitivi erano utili, oggi questi geni sono molto dannosi in quanto favoriscono obesità e diabete. E non solo, ad aggravare la situazione sono anche i canoni estetici: più si è grassi e più si è belli lì. Questo impedisce loro di fare la dieta per piacersi di più. «I pescatori rimasti preferiscono vendere il pesce e comprare tonno in scatola, perché in questo modo possono acquistare due pasti. Inoltre è molto più conveniente acquistare una bottiglia di coca cola che una bottiglia di acqua» chiarisce Temo Waqanivalu, che lavora nel dipartimento prevenzione malattie dell’Oms. E conclude: «Un sacco di attività fisica si faceva pescando o lavorando nei campi e il concetto di tempo libero è una novità. Ma il clima tropicale poco invoglia al movimento e all’attività fisica». E i bambini? «Circa un bambino su cinque è obeso e questo ha ripercussioni a lungo termine come l’insorgere precoce del diabete II che colpisce i bambini tra i 10-11 anni», chiarisce Emmanuela Gakidou, professoressa al Dipartimento di Salute globale all’Università di Washington. Insomma si tratterebbe della diretta conseguenza dell’alto tasso di obesità. (Serena Marotta)