Uno studio, realizzato da un team coordinato da Georgy Shafeev dell’Istituto di Fisica generale A.M. Prokhorov dell’Accademia delle Scienze (Iofan), ha scoperto una soluzione per il riciclaggio delle scorie nucleari. Sarebbero 68 milioni di metri cubi le scorie nucleari accumulate nel mondo dalla fine del 2014, secondo i dati forniti dal Nuclear Technology Review 2015, pubblicati a luglio dall’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica). Dalla ricerca è emerso che alcuni elementi radiottivi, immersi in una soluzione speciale e sottoposti all’effetto del laser, vengono trasformati in sostanze neutre. Una scoperta avvenuta per caso, mentre i ricercatori in laboratorio stavano svolgendo esperimenti per la produzione di nanoparticelle. In particolare gli studiosi hanno collocato dell’oro nella soluzione radiottiva di torio 232, scoprendo che quest’ultimo in presenza di nanoparticelle ha smesso di emanare radioattività. Stessa cosa è avvenuta con l’uranio 238, e con il cesio 137, noto per la tragedia di Fukushima, che necessita di 30 anni per dissolversi, mentre in laboratorio ci ha impiegato un’ora. “Né noi, né i chimici nucleari siamo per ora in grado di dare una spiegazione scientifica a questi fenomeni. È probabile che impiegando questo tipo di soluzione modifichiamo la composizione del nucleo degli atomi della sostanza, lo stato dell’involucro esterno dei suoi elettroni” ha chiarito a “Rbth” Georgy Shafeev, direttore del laboratorio di macrocinetica degli stati di non equilibrio dello Iofan. E ancora: “La velocità di dissoluzione della sostanza dipende dall’ambiente chimico, dagli elettroni esterni dei suoi atomi. È evidente che modifichiamo la configurazione degli elettroni grazie alla presenza di nanoparticelle in grado di rafforzare localmente il campo elettromagnetico del laser”. Adesso il team aspetta che i risultati vengano verificati, utilizzando appunto il cesio 137, dall’Istituto unito per la ricerca nucleare. (Serena Marotta)



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