È possibile veramente realizzare un incontro tra ricercatori e cittadini, che sappia non solo incuriosire ma anche mobilitare e coinvolgere il pubblico più vario in qualcosa che non resti episodico ed emozionale? Una risposta affermativa, per quanto auspicabile, non è affatto scontata o automatica: le iniziative lanciate in questi anni sono state tante ma non sempre l’esito è stato quello desiderato.



Si sono studiate forme diverse, nel tentativo di rendere gli incontri più accattivanti e piacevoli, superando lo schema del semplice ciclo di conferenze e tavole rotonde: si va dalla rappresentazione teatrale, alla realtà virtuale, alle contaminazioni con le arti. La tipologia di proposte più praticata è quella dei laboratori, dove il pubblico ha la possibilità di partecipare direttamente a semplici esperimenti, per lo più condotti con strumentazione “povera” ma con abbondanza di “effetti speciali”. Anche qui le valutazioni non sono univoche: all’indiscutibile valore del fatto che la scienza possa diventare esperienza personale, fa da contraltare il rischio che si definisca sperimentale qualunque attività abbinata ad apparecchiature e strumenti e che si consideri valido solo ciò che può essere toccato con mano, diffondendo un’immagine riduttiva del lavoro scientifico e offrendo un’idea di “esperimento” un po’ magica e anche epistemologicamente non adeguata.



Negli ultimi anni si sono affermati numerosi eventi che hanno assunto la fisionomia dei Festival, più o meno strutturati e prolungati nel tempo: si pensi, per stare in Italia, a BergamoScienza che si prolunga per quasi tre settimane (la prossima edizione sarà dal 2 all’8 ottobre) o al Festival della Scienza di Genova che dura più di 10 giorni (il prossimo sarà dal 22 ottobre al 1 novembre); e sono eventi che portano sul red carpet della scienza i nomi più prestigiosi della ricerca internazionale, premi Nobel compresi. Ma stanno prendendo piede, sul modello nord europeo, anche manifestazioni che hanno più la forma della kermesse popolare, concentrata in pochi giorni e spesso collocata in spazi aperti fino ad invadere i normali percorsi cittadini.



È il caso di MeetmeTonight 2015, edizione milanese della Notte europea dei Ricercatori giunta al suo quarto anno, che si svolgerà  il 25 e 26 settembre, oltre che nella tradizionale location dei Giardini “Indro Montanelli” di via Palestro anche presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci e, nelle stesse date sarà anche in altre città lombarde come Brescia, Como, Edolo, Pavia e Varese.

La presentazione dell’iniziativa ha riproposto la domanda con la quale abbiamo iniziato e ha anche rilanciato una risposta positiva data coralmente dalle università milanesi e dagli altri enti di  ricerca e istituzioni (in primis Regione e Comune) promotori dell’evento. L’edizione 2015 infatti, oltre ai consueti Politecnico, Statale e Bicocca, al Museo della Scienza e a Fondazione Cariplo, vede l’adesione dell’Università Bocconi in qualità di main partner e di altri importanti istituti di ricerca nazionali, come Cnr e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

La convinzione che sia possibile realizzare un incontro proficuo col grande pubblico di una scienza per tutti e con tutti, è chiaramente espressa dai rettori degli atenei milanesi. A partire da Cristina Messa, Rettore dell’Università di Milano-Bicocca – che vede il prossimo evento come «la punta di diamante di una felice stagione di cooperazione tra gli attori della ricerca e dell’innovazione cittadini, che ha generato un modello accademico locale capace di collaborare e competere al tempo stesso». Argomento ripreso dal rettore del Politecnico Giovanni Azzone, che con MeetmeTonight vede «cementata ancor più la collaborazione tra università cittadine, fondamentale per l’attrattività internazionale della nostra Regione e un’opportunità di diffondere l’amore per la scienza nelle nuove generazioni». Per non parlare del Rettore dell’Università Statale Gianluca Vago, che si spinge ad affermare che l’iniziativa «trasforma per due giorni Milano in un grande laboratorio aperto alla città. È un’occasione unica non solo per un confronto sugli ultimi sviluppi della ricerca scientifica ma anche per condividere con tutti ciò che la scienza porta con sé: la passione, l’abnegazione, la gioia per la scoperta, la possibilità di libertà e di crescita individuale che sempre si lega all’avventura della conoscenza».

Del resto lo spiegamento di forze messe in campo in questa edizione rafforza l’idea di un “investimento culturale non da poco”. I numeri di questo notte dei ricercatori sono impressionanti: intanto le notti sono diventate due e nel corso delle giornate i visitatori di tutte le età avranno a disposizione 112 laboratori interattivi, 14 talk sui temi dell’attualità scientifica, 5 conferenze sul cosmo al Planetario; saranno oltre 520 i ricercatori impegnati e incontrabili da chiunque lo desideri.

Anche i temi  e le attività proposte fanno pensare che lo sforzo dei ricercatori milanesi possa avere qualche chance e che si delinei una certa specificità di questa iniziativa che la distingue da altri analoghi eventi europei (la notte dei ricercatori è infatti un appuntamento lanciato anni fa in ambito europeo e si svolge in contemporanea in 300 citta europee). Nel programma troviamo titoli attraenti e stimolanti, come: “chimica a colori”, “algomotricità”, “scheletri parlanti”, “le cellule immortali”, “hard math café”; ma anche temi più impegnativi come: “il funzionamento della memoria”, “complessità è caos?”, “dove è andata l’antimateria cosmica?”, “fare i conti col clima estremo”, “big data e sentiment della rete”. E poi contenuti che riprendono alcune suggestioni di Expo, come: “foodomica”, “assaggi di scienza: la scienza spiegata in cucina”, “sostenibilità: recuperare meglio per nutrire tutti”.

Una grande aspettativa quindi. Sarà ben ripagata? Lo vedremo a fine mese. E un test varrà la pena chiederlo nei prossimi mesi agli insegnanti delle numerose scuole partecipanti – sono oltre 1500 gli studenti che hanno già prenotato una visita – che potranno valutare se si è trattato di un entusiasmo fuggevole o di un passo di un cammino educativo.