È arrivato finalmente il comunicato ufficiale del Policlinico Gemelli di Roma dopo l’angioplastica sottoposta al premier Paolo Gentiloni: dopo molti elementi confusi sulla possibilità di una occlusione al cuore o in un’altra parte del corpo, sembrava che il tipo di trombo avuto dal prediate del Consiglio fosse intervenuto agli arti inferiori. Invece si è trattato di un malore dovuto alla arteria coronarica occlusa e con l’operazione per fortuna subito ricanalizzata: «Il pieno successo dell’intervento è confermato questo pomeriggio dall’ottimo decorso clinico del premier in degenza in Unità Coronarica del Gemelli. Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nella giornata di ieri, è stato sottoposto all’impianto di uno stent sulla base degli esami del sangue e di una TAC che avevano rilevato una ostruzione di un ramo coronarico distale. L’intervento è stato eseguito dal Professor Filippo Crea, Direttore del Polo di Scienze Cardiovascolari e Toraciche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, e dalla sua equipe». Nello specifico dunque è stata rianalizzata un’arteria coronarica che si era occlusa mentre portava sangue al cuore e per questo è scattato un lieve malore che ha costretto Gentiloni all’angioplastica, in sostanza un intervento di routine e non di cardiochirurgia.
Paolo Gentiloni è stato operato nella notte e gli è stato sottoposto un’angioplastica ad un vaso periferico, una piccola operazione perfettamente riuscita che consegnerà dopo qualche giorno di degenza il premier alla sua agenda di lavoro assai complessa. Resta però da capire, visto che non è stato emesso un bollettino medico ufficiale da parte del Policlinico Gemelli di Roma, cosa effettivamente è stato praticato al presidente del Consiglio e quali saranno i reali tempi di recupero. In ambito medico, l’angioplastica è strettamente una procedura utilizzata per dilatare un restringimento del lume (stenosi) di un vaso sanguigno che, nella maggior parte dei casi, è dovuto alla presenza di una placca. Per incrementare il flusso del sangue, alterato dall’occlusione, il vaso viene dilatato tramite uno speciale catetere a palloncino (sgonfio) che viene inserito, portato fino al punto dove si trova la stenosi e quindi gonfiato in corrispondenza del restringimento, così da ripristinare il normale diametro, come si legge nel report medico dell’Agi. Spesso anche egli ultimi anni dove la medicina si è evoluta notevolmente, nella maggior parte dei casi l’intervento termina con l’applicazione di una reticella metallica, ricoperta o meno da farmaco, detta stent. L’operazione è stata fatta in anestesia locale e l’intervento di angioplastica è durato circa 45 minuti: Gentiloni è sveglio e cosciente e sta ricevendo proprio ora le prime visite dei familiari.
In tanti si sono chiesti questa mattina e anche in queste ore se l’angioplastica cui è stato sottoposto il premier Gentiloni è stato dovuta e praticata dopo un leggero infarto oppure ad essere coinvolto è stato un’altra parte del corpo. I tipi principali di angioplastica sono due e riguardano o l’area delle coronarie attorno al cuore oppure altre zone come le arterie degli arti inferiori, le arterie renali e le carotidi. L’angioplastica più conosciuta è quella coronarica, utilizzata per dilatare le arterie che portano sangue al cuore. Nel caso di Gentiloni, a quanto si apprende, si avrebbe a che fare invece con un’angioplastica periferica, ovvero l’alterazione di tipo occlusivo è presente presumibilmente in un vaso degli arti inferiori. Il ‘palloncino’ di cui sopra, quindi, sarebbe stato introdotto e gonfiato nelle gambe: non è stato ancora confermato dal medico, ma di certo possiamo dire che non ha avuto alcun infarto o attacco al cuore il presidente del Consiglio e anche per questo a breve dovrebbe tornare al lavoro con viaggi programmati che riprenderanno già la prossima settimana.