Possono vivere in posti diversi, e quindi avere culture differenti, ma le mamme di tutto il mondo rispondono allo stesso modo al pianto dei loro figli. Li prendono in braccio e sussurrano loro parole rassicuranti con una voce dolce, che abitino in Italia o in Giappone, in Australia o in Canada. La spiegazione è stata individuata con uno studio realizzato da una rete internazionale di ricerca, di cui fa parte il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento. Questo fenomeno ha una ragione neurobiologica che è stata presentata sulla rivista scientifica Pnas. La ricerca è stata caratterizzata da un’analisi del comportamento in risposta al pianto su 684 madri di undici Paesi e da quella delle risonanze magnetiche funzionali sull’attività cerebrale di un altro gruppo di donne di Italia, Stati Uniti e Cina. Da questo studio articolato è emerso che il pianto attiva le aree cerebrali deputate al movimento e al linguaggio, spingendo così le mamme delle diverse zone del piante ad agire nello stesso modo per consolare i propri figli.



L’ISTINTO MATERNO HA UNA RAGIONE SCIENTIFICA

L’impulso di amore e protezione che ogni madre prova nei confronti del proprio bambino viene comunemente definito istinto materno, in quanto tale dunque comune a tutte le donne che diventano mamme. Stando alla ricerca pubblicata sulla rivista statunitense sopracitata, c’è una spiegazione scientifica a questo fenomeno, e precisa per quale ragione il cervello delle mamme reagisca allo stesso modo, a prescindere dal luogo di provenienza. Potendo scegliere come soluzione alle urla del bambino una o più opzioni tra distrarlo, nutrirlo, cambiargli il pannolino, prenderlo in braccio o parlargli, tutte le mamme – nessuna esclusa – ha istintivamente scelto le ultime due. Al pianto del neonato, dunque, nel cervello delle mamme si “attivano” automaticamente quelle aree che controllano movimenti e linguaggio, spingendole a prendere il braccio il figlio e/o a parlargli. Il cervello impartisce dunque una sorta di “comando”. «Nel complesso – si legge nella ricerca – i risultati suggeriscono che le risposte delle madri alle grida infantili sono durevoli e generalizzabili in tutte le culture». Insomma, le mamme sono tutte uguali, soprattutto quando si tratta di rassicurare un neonato che piange.



IL CONTRIBUTO ITALIANO E GLI SCENARI

Paese d’origine e cultura di provenienza non sono fattori utili per catalogare le mamme e i loro comportamenti, anche perché è impossibile farlo. Tutte reagiscono allo stesso modo di fronte al pianto dei loro figli. L’individuazione delle ragioni di questo fenomeno, che vi abbiamo spiegato approfonditamente sopra, apre nuovi scenari per i ricercatori, in particolare nell’identificazione e cura delle madri che maltrattano i figli o che hanno altri comportamenti problematici nei loro confronti. Un contributo importante a questa ricerca lo ha dato l’Università di Trento, che ha lavorato a stretto contatto con il gruppo NIH (National Institutes of Health) e ad altri ricercatori internazionali. «Lo studio si inserisce in una serie di lavori condotti sulle risposte del cervello al pianto infantile. E segna un vero avanzamento perché dimostra come comportamenti e attività cerebrali siano costanti nei diversi Paesi del mondo», ha spiegato Paola Venuti, psicologa clinica, docente, direttrice del Dipartimento di Psicologia clinica di Unitn e tra le autrici del lavoro.

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