Prima di essere insignita del Premio IgNobel per la Psicologia, il nome di Ilaria Bufalari (che racconterà stasera, nel corso della nuova puntata di Che tempo che fa, per la prima volta in televisione della sua ricerca) non era noto nella comunità scientifica, tanto che la diretta interessata si è detta sorpresa dall’assegnazione del curioso e parodistico riconoscimento che l’ha immediatamente proiettata sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. Nata nel 1979 a Roma, Ilaria Bufalari vanta un curriculum di tutto rispetto, essendosi laureata nel 2004 cum laude in Psicologia Sperimentale presso l’Università La Sapienza, alla quale ha affiancato successivamente un Ph.D in Neuroscienze Cognitive. Inoltre, va anche ricordato che, oltre a diverse pubblicazioni scientifiche, alcune delle ricerche a cui ha partecipato in passato sono state premiate e finanziate nell’ambito del bando Giovani Ricercatori 2012 e anche di vari progetti Sapienza Avvio alla Ricerca dell’ateneo capitolino. (agg. di R. G. Flore)
L’OSPITATA DA FABIO FAZIO
Ilaria Bufalari sarà ospite a Che Fuori Tempo Che Fa, il programma di Fabio Fazio che va in onda oggi, lunedì 9 ottobre, alle 23 su Raiuno. La ricercatrice del Dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione all’Università Sapienza di Roma è un’ospite d’eccezione, perché è neo-vincitrice del premio IgNobel per la Psicologia, cioè la parodia del premio Nobel. Da ventisette anni premia le ricerche più buffe del mondo. È, dunque, un riconoscimento alla ricerca realizzata in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia di Roma e il Registro nazionale gemelli dell’Istituto superiore di sanità. I ricercatori premiati hanno ottenuto un sontuoso assegno da dieci trilioni di dollari dello Zimbabwe, equivalenti circa a tre dollari. Ilaria Bufalari, che stasera sarà a Che Fuori Tempo Che Fa, è con Matteo Martini tra i più giovani ricercatori premiati all’Università di Harvard a Boston.
LA PARODIA DEL PREMIO NOBEL
Il premio IgNobel, sebbene sia una parodia di quello Nobel, non ridicolizza la scienza, anzi ne promuove la diffusione. «Nessuno viene screditato da un IgNobel: c’è addirittura chi si autocandida!», ha svelato Ilaria Bufalari dopo aver ottenuto il riconoscimento. E infatti c’è stato chi dopo l’IgNobel ha vinto un Nobel. Andrej Gejm, premio Nobel per la fisica nel 2010 per la scoperta del graffente, aveva conquistato dieci anni prima l’IgNobel facendo volare una rana grazie a serissimi studi sulla levitazione diamagnetica. Anche la ricerca di Ilaria Bufalari e dei suoi colleghi è seria: è stata pubblicata sulla rivista PlosOne nel 2015. Ha indagato il senso di sé dei gemelli monozigoti, quelli che hanno un doppio identico: dalla ricerca è emerso che hanno una certa difficoltà a distinguere il proprio volto da quello del fratello. Importanti allora sono le strategie di riconoscimento del proprio corpo attraverso sensi diversi, che saranno ovviamente oggetto di studi ulteriori.
LO SPIRITO DI QUESTO PREMIO
Ilaria Bufalari ha ricevuto con Matteo Martini l’IgNobel per la sezione di Psicologia, in rappresentanza del gruppo di ricerca guidato dal professor Salvatore Maria Aglioti, responsabile del Laboratorio di Neuroscienze Sociali presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS e l’Università Sapienza di Roma. I due giovani ricercatori presenteranno i risultati dello studio al Massachusetts Institute of Technology (MIT) durante una “Informal Lecture”. Intanto hanno convinto una giuria che ha analizzato oltre diecimila candidature. «Quando ci hanno comunicato dagli Stati Uniti che avevamo vinto abbiamo subito pensato a uno scherzo, anche perché di nostra iniziativa non ci eravamo candidati», ha raccontato Ilaria Bufalari, come riportato dall’Ansa. «Ci piace lo spirito di questo premio. Ci ricorda, con la forza di chi sa fare autoironia, quanto sia importante nella ricerca pensare talvolta anche in modo apparentemente banale, esporsi perfino al rischio di essere derisi, se siamo convinti che serva a progredire nella nostra conoscenza delle cose», ha aggiunto la giovane ricercatrice.