“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” diceva William Shakespeare. Ora, sostituite la parola “filosofia” con quella di “scienza” e sarete ben introdotti a quello che ha dichiarato recentemente il fisico americano Sean Carroll. Gettando via con una palata sola decenni di intuizioni da parte di colleghi scienziati e studiosi che quantomeno hanno avuto il buon gusto di fermarsi davanti all’interrogativo dicendo di non essere in grado di rispondere, il buon Carroll ha avuto la geniale intuizione di dire che “la vita dopo la morte è impossibile, perché altrimenti significherebbe che la nostra coscienza sarebbe una entità totalmente sperata dal corpo fisico”. Accipicchia che intuizione. Lasciamo perdere i cosiddetti viaggi di andata e ritorno dalla morte, di tante persone tornate in vita dopo uno stato di morte; lasciamo perdere gli studi psicologici di secoli che hanno, naturalmente per chi ha voglia di mettersi in discussione, ampiamente dimostrato che la nostra coscienza è autonoma dal corpo fisico, una entità appunto che viaggia per conto suo, tanto è vero che si può anche ammalare, come succede in casi di disturbi mentali e depressioni; lasciamo perdere i sogni, attività cerebrale complessa e attivissima che dimostrerebbe da sola che la nostra coscienza funziona separatamente dal corpo fisico; e, per chi crede,  lasciamo perdere un tale Gesù Cristo che ha testimoniato che c’è vita dopo la morte.



Se lasciamo perdere tutto questo e molto altro ancora, allora non potremo che dire con il fisico in questione che “la coscienza è una serie di atomi ed elettroni che ci danno la mente”. E che “le leggi dell’universo non permettono a questi atomi ed elettroni di continuare a operare dopo la morte del nostro corpo”. In un articolo pubblicato dalla rivista Scientific American, lo scienziato aggiunge che “L’affermazione che una forma di coscienza persista dopo che i nostri corpi muoiono e decadono nei loro atomi costitutivi si scontra con un enorme ostacolo insuperabile: le leggi della fisica che sottostanno la vita quotidiana sono state completamente studiate e capite. Non c’è modo che quelle leggi consentano che le informazioni memorizzate nel nostro cervello persistano dopo la morte”. Ma infatti: e chi vorrebbe dopo la morte essere lo stesso che era durante la vita? Battute a parte ecco la parte più convincente della sua tesi: “Perché la vita possa continuare dopo la morte i test in campo quantistico avrebbero rivelato particelle spiritiche e forze spirituali che invece non hanno”. Come dire: ho cercato su Google l’esistenza di Dio ma non l’ho trovata…

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