Le malattie coronariche sono di gran lunga la causa maggiore per cui si perde la vita. Uno studio recente ha specificato che un essere umano su due muore per patologie cardiovascolari, mentre un essere umano su cinque perde la vita per una malattia coronarica. Il dato è davvero significatifo e ci fa comprendere quanto diffuse siano malattie di questo tipo e quanto letali siano per la nostra esistenza. Il sito internet Adnkronos ha parlato di questo argomento seguendo il convegno medico intitolato ‘Armonizzare la ricerca e la pratica clinica per migliorare la prevenzione delle malattie cardiovascolari’ che si è tenuto a Milano il 24 e il 25 novembre. In occasione di questo convegno si è compreso di dover completamente cambiare la prospetiva medica al riguardo. Ha detto il Dott. Filippo Crea: ‘Nella lotta alle malattie coronariche servono decisamente nuovi approcci perché con quelli odierni abbiamo raschiato il fondo.’ Continua il Dott. Crea: ‘La mia equipe nel 1994 scoprì per prima che in determinati pazienti con malattie coronariche queste sono associate all’aumento della proteina C reattiva, una delle spie più note per ciò che concerne l’infiammazione.’



MALATTIE CORONARICHE, CAMBIO DI PROSPETTIVA

Per poter combattere le malattie coronariche e le patologie cardiovascolari, quindi, si dovrà modificare l’approccio medico e puntare decisamente sullo stato infiammatorio determinato proprio dall’aumento della proteina C reattiva. Lo studio Cantos ha effettuato una ricerca specifica su un anticorpo monoclonale antinfiammatorio, canakinumab, con discreti risultati, anche se forse non era proprio quello che ci si aspettava. Rispetto al precedente metodo, i pazienti hanno visto diminuire di circa il 15% le possibilità di andare incontro a malattie coronariche o a patologie cardiovascolari, ma le percentuali sono ancora troppo basse per poter risultare soddisfacenti. Per questo motivo, infatti, si dovranno necessariamente cercare delle valide alternative all’anticorpo monoclonale antinfiammatorio canakinumab, che, inoltre, non funziona esattamente con tutti allo stesso modo. Ma, soprattutto, il Dott. Crea ha specificato un fatto molto interessante: ‘Questi studi, anche se approfonditi ed estremamente interessanti, lasciano aperto un dubbio: come agire con quei pazienti che si ammalano di malattie coronariche senza che si presenti l’infiammazione data da aumento di proteina C reattiva?’. La medicina deve trovare ancora le risposte.

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