Si può provare qualcosa dopo la morte? E’ possibile che il cervello umano, immediatamente dopo il decesso, sia ancora cosciente per un certo periodo? Attorno a questo interessante quesito si sono interrogati divversi scienziati che, dopo un importante studio, sono arrivati alla conclusione che, sì, tutto ciò è possibile. E, a conti fatti, mette ancora una volta in evidenza quanto il nostro corpo sia straordinario nella sua imperfezione e quanto ancora poco siamo in grado di comprenderlo. La vita dopo la morte è, in effetti, un quesito che nel corso della storia molto spesso gli esseri umani si sono posti. In questo caso, comunque, è bene specificare che non si sta parlando di una vera e propria ‘vita’ dopo la morte ma, semplicemente, di un brevissimo lasso di tempo in cui l’essere umano risulti ancora cosciente benché clinicamente morto. Una fatto straordinario anche al solo pensarci e che però si basa su delle convinzioni piuttosto solide che sono destinate a far discutere. Vediamo in modo approfondito di cosa stiamo parlando, elencando quali fattori hanno portato a pensare a questo.



IL CERVELLO RIMANE IN VITA

La morte clinica avviene quando il cuore, all’improvviso, si ferma. Questo tragico evento può avere luogo per una serie infinita di possibili casi, magari al termine di una lunga malattia oppure per un attacco cardiaco improvviso. Al di là di quali siano le cause e i fattori scatenanti, quando il cuore si ferma smette di pompare il sangue e l’essere umano giunge in modo rapidissimo alla morte. Morte che interessa primariamente le cellule che non si rigenerano più. Nonostante questo, nelle primissime fasi del processo il cervello rimane ancora sorprendentemente lucido causando una situazione alquanto paradossale: il corpo è morto ma, allo stesso tempo, il cervello è vivo. Vivissimo. A rivelarlo è il sito internet (autorevole) LiveScience che riporta per iscritto gli esperimenti di un team di lavoro di cui fa parte anche il Dott. Sam Parnia. Sul sito nternet it.sputniknews.com si legge in modo chiaro che tutte le esperienze sul campo hanno portato a insinuare il dubbio che chi muore, in realtà, comprenda benissimo quello che gli sta accadendo dato che il suo cervello è ancora in piena fase operativa.



SAM PARNIA

Il Dott. Sam Parnia è convinto che tutto ciò possa accadere. La convinzione, rivelata sempre su it.sputniknews.com, è basata sul fatto che moltissime persone, poi ‘tornate alla vita’ dopo una situazione clinica alquanto disperata, hanno raccontato in modo lucido tutto quello che gli stava accadendo. Dice il Dott. Sam Parnia: ‘Queste persone raccontano in maniera dettagliata di aver visto e sentito dottori e infermieri che parlavano animatamente. Certi tipi di discorsi non avrebbero potuto sentirli se fossero stati ‘in vita’.’ Un’esperienza incredibile, quella vissuta da certi pazienti, che inevitabilmente li porta a cambiare da un punto di vista psicologico e mentale. E’ lo stesso Dott. Sam Parnia che riferisce l’effetto benefico di questa pre-morte. Sul sito internet LIveScience.com, infatti, il Dottore ha ammesso che ‘queste persone dopo un’esperienza del genere vengono trasformate in senso positivo. Diventano più altruiste e più disposte ad aiutare i propri simili.’ L’aspetto positivo è dunque duplice: rimanere in questo modo e farlo da persone migliori.

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