Più che un buco nero sembra un “serpente cosmico”. Ha dato spettacolo a fine 2016 lasciando senza fiato gli scienziati, i quali non sono certo rimasti a guardare. Il getto di plasma ed energia che è stato emesso da un buco nero supermassiccio è stato infatti analizzato. Si trova nel cuore di una galassia che dista ben 8 miliardi di anni luce. Per la sua particolare struttura, elicoidale e disomogenea, avrebbe dato origine ad una straordinaria luminosità con un picco record che ha stupito gli astrofisici di tutto il mondo. Il fenomeno è stato osservato da più di 40 telescopi in una trentina di osservatori nell’emisfero settentrionale della Terra, tra cui alcuni gestiti dall’Italia. Lo studio, frutto della collaborazione internazionale Whole Earth Blazar Telescope, presieduta da Massimo Villata dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), è stato pubblicato su Nature. L’ipotesi del “serpente galattico” è supportata da numeri e osservazioni. Dall’analisi delle immagini ottenute con interferometria radio è emerso che sulle scale di qualche anno luce il getto sembra elicoidale e vorticoso. Le simulazioni in 3D, invece, mostrano l’insorgere dell’instabilità nel getto, che viene distorto.
GETTO DI ENERGIA E PLASMA A FORMA DI SERPENTE DA BUCO NERO
Il “serpente galattico” è un esempio particolare di getto relativistico, la cui emissione viene esaltata a frequenze diverse in tempi diversi, a causa di una specie di effetto faro. L’evento è stato eccezionale e Cta 102 è stato classificato come il blazar più luminoso mai osservato. Lo studio pubblicato su Nature in merito a questo getto dalla forma sinuosa ha permesso di elaborare una spiegazione alternativa per la variazione di luminosità di questo tipo di nuclei galattici attivi, chiamati “blazar”. Questa variabilità solitamente è attribuita a qualcosa che accade all’interno del getto, ma gli scienziati ritengono che dipenda dalla sua particolare struttura serpeggiante. “La nostra interpretazione è che il getto sia curvo e disomogeneo, cioè che emetta radiazione con frequenze diverse da regioni diverse, e che queste regioni cambino orientamento nel tempo”, ha spiegato Claudia M. Raiteri, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l’Inaf di Torino. Come riportato dal Fatto Quotidiano, Raiteri ha aggiunto che “quando l’emissione elettromagnetica si allinea meglio con noi avvicinandosi alla linea di vista, ci appare molto più luminosa di quanto non sia in realtà”.