Per liberarsi dalla dipendenza dalla cocaina basta una scossa: il trattamento si chiama Tms, cioè stimolazione magnetica transcranica. In Italia è diventato famoso perché lo ha scelto Lapo Elkann per superare i suoi problemi. Il nipote dell’Avvocato Agnelli ha infatti rivelato a Lilli Gruber durante l’intervista per Otto e mezzo di essere in cura da Luigi Gallimberti, psichiatra e tossicologo che con Antonello Bonci ha messo a punto questo trattamento. La terapia poggia su basi scientifiche, infatti ha catturato l’attenzione di Science e National Geographic. In realtà questa tecnica era usata da anni per il trattamento della depressione resistente ai farmaci, ma per Gallimberti e Bonci può essere applicata ai tossicodipendenti. E infatti lo fanno a Padova e Milano. “Non è uno dei casi più gravi trattati, questo lo posso assicurare”, ha dichiarato lo psichiatra a La Verità parlando di Lapo Elkann. Con 100 euro a seduta si può intraprendere questo trattamento i cui risultati preliminari sono incoraggianti: il 25% del gruppo seguito a due anni di distanza non ha più toccato cocaina.
ELKANN SCEGLIE IL TMS PER LIBERARSI DALLA DIPENDENZA DALLA DROGA
La dipendenza dalla droga è un problema serio: i danni negli Stati Uniti hanno superato quelli provocati dal cancro. Questa pandemia si diffonde anche perché chi ne soffre non risponde a nessuna terapia efficace. Ma in cosa consiste la stimolazione magnetica transcranica? “Si inizia con cinque giorni consecutivi di trattamenti, dal lunedì al venerdì. Due sedute al giorno a distanza di mezz’ora una dall’altra. Ogni trattamento dura 12 minuti e 28 secondi. Seguono due stimolazioni alla settimana per undici settimane, poi una seduta al mese per altri tre mesi. Fa un totale di sei mesi”, ha spiegato il professor Luigi Gallimberti a La Verità. I criteri di esclusione sono rappresentati da epilessie, pacemaker, impianti artificiali all’orecchio. Vengono presi i parametri del cranio e viene selezionata un’area, localizzata sopra la tempia sinistra, dove viene effettuata la stimolazione. Questa distrugge la proteina che è alla base del ricordo del piacere, riaccendendo la corteccia dove risiedono le funzioni cognitive superiori e che era andata spegnendosi a causa della droga. “Qualsiasi comportamento che si concluda con un piacere che supera l’intensità di quello dei cosiddetti gratificanti naturali può portare alla dipendenza”, ha aggiunto Gallimberti. Queste stimolazioni dunque “resettano” il cervello, riportandolo alla condizione nella quale si trovava prima di assumere cocaina.