In futuro nel petto dell’uomo potrà battere il cuore di un maiale Ogm: è questa la sfida di Cesare Galli, fondatore del centro Avantea, l’unico laboratorio italiano di tecnologie avanzate che si occupa di xenotrapianti, cioè tra organismi di due specie diverse. Il ricercatore non avrebbe problemi a trapiantare un cuore o un rene sui suoi figli: «Ci proverei». L’obiettivo è sconfiggere malattie incurabili con il trapianto di organi modificati. Nell’intervista rilasciata a La Verità Galli, che ha clonato il primo toro e la prima cavalla, ha spiegato che dal 2011 si occupa di maiali con il Dna trasformato per sostituire cellule e organi di noi umani con “pezzi di ricambio” suini. Per ora pancreas, cuore e rene di maiali geneticamente modificati vengono trapiantati in primati per valutare la risposta e il rigetto, ma in futuro verranno trapiantati anche nell’uomo, perché il suino è l’animale che si avvicina maggiormente all’uomo per caratteristiche fisiologiche e anatomiche. Per quale motivo gli organi del maiale vengono modificati geneticamente? In questo modo è possibile privarli dei geni responsabili del rigetto dell’organo e dotati di sequenze di geni umani, così da ridurre la possibilità di una risposta immunitaria. Sono le catene lineari zuccherine che ricoprono i vasi sanguigni del suino a provocare il rigetto, perché il sistema immunitario le riconosce non sue, facendo così scattare le difese. Per ora si applicano valvole cardiache di origine suina, ma in futuro potrebbe essere trapiantato il cuore di un maiale Ogm, così come potrebbe essere possibile tenere a bada il diabete di tipo 1 senza l’iniezione di insulina, prendendo in “prestito” il pancreas di un suino transgenico. «Il cuore è l’organo più semplice da trapiantare» ha dichiarato Galli, secondo cui ci saranno prove cliniche anche sull’uomo, ma «c’è troppa paura per passare alla fase clinica della ricerche». I blocchi burocratici «sono infiniti» per i maiali Ogm, ma «in Germania c’è un piano nazionale di xenotrapianti già da 10 anni». Negli Stati Uniti, invece, «sono riusciti a mantenere in vita per tre anni un cuore, senza che fosse rigettato».