Tra la vita e la morte ci sarebbe uno stadio intermedio, la “premorte”, dal quale si può tornare. È quanto sostiene Pim van Lommel, cardiologo olandese che studia i fenomeni di Nde (Near Death Experience): si tratta di esperienze di di prossimità con la morte che avvengono negli stati di coma temporaneo o di arresto cardiaco. Chi entra in questa fase per poi tornare alla vita diverrebbe più empatico. Van Lommel ha scritto un libro a riguardo, “La coscienza oltre la vita”, nel quale fa una rassegna delle varie tipologie di Nde: si va alla sensazione di passaggio attraverso un tunnel verso alla luce all’osservazione di sé stessi da fuori come se si trattasse di un sogno. Con altri colleghi Van Lommel aveva già scritto a riguardo nel controverso studio su “Lancet” nel 2001. Il medico olandese ipotizza l’esistenza di una coscienza onnipervedente al di là dello spazio e del tempo che sorregge le nostre coscienze individuali. Un atteggiamento molto diverso da quello di altri scienziati, che interpretano le esperienze Nde come una residua attività cerebrale non misurabile con l’elettroencefalogramma. In un’intervista rilasciata a Claudio Gallo de La Stampa il dottor Van Lommel racconta così le visioni di chi sperimenta una NDE: “Secondo uno studio olandese a cui ho partecipato insieme ad altri colleghi e che è apparso su Lancet nel 2001, la metà dei pazienti che aveva avuto una NDE dissero di essere stati consapevoli di essere morti, e riferirono emozioni positive; il 30% disse di aver vissuto l’esperienza del tunnel, osservato un paesaggio celestiale o incontrato persone decedute; all’incirca un quarto disse di aver avuto un’esperienza fuori dal corpo, di aver comunicato con “la luce”, e descrisse percezioni di colori; il 13 % aveva passato in rassegna la propria vita e l’ 8 % aveva percepito la presenza di un confine”. Nello specifico, il medico descrive così i fenomeni di premorte: “Un’esperienza di premorte (o NDE, “Near Death Experience”) può essere definita come il ricordo di una serie di impressioni vissute durante uno speciale stato di coscienza, fra le quali si trovano diversi elementi “universalmente presenti”, come un’esperienza fuori dal corpo, sensazioni piacevoli, la visione del tunnel, della luce, dei propri cari defunti, il passare in rivista la propria vita, e il ritorno cosciente nel corpo. Tra le circostanze di una NDE abbiamo l’arresto cardiaco (morte clinica), uno shock a seguito di emorragia, la conseguenza di un colpo apoplettico, un quasi affogamento (un caso più frequente nei bambini!) o asfissia, ma anche malattie gravi dove la minaccia di morte non è immediata, o addirittura durante episodi di depressione, isolamento o meditazione, e persino senza una ragione evidente. Come a dire che non c’è sempre bisogno, a quanto pare, di avere un cervello fuori uso per vivere e poi raccontare una NDE. La NDE è sempre un’esperienza trasformativa, in quanto causa cambiamenti profondi nel modo di cogliere la vita, elimina la paura della morte e rafforza la sensibilità intuitiva. Le NDE sono oggi sempre più frequenti: i malati che sopravvivono, infatti, sono più numerosi grazie alle moderne tecniche di rianimazione e al miglioramento delle cure per chi subisce un trauma cerebrale”.



Leggi anche

Scienza a Seveso torna dal 10 al 16 novembre 2024/ 'Le sfide dell'energia': programma e incontriMary Winston Jackson, chi è?/ La scienziata afroamericana che portò l'uomo sulla luna