Prosegue il dibattito sull’utero in affitto, ma la scienza vuole andare oltre, permettendo anche agli uomini di partorire. Dopo la storica decisione della Corte d’Appello di Trento, che ha riconosciuto due uomini padri di due gemelli avuti da maternità surrogata, è stata rilanciata una notizia di qualche tempo fa, riguardante il trapianto di utero per uomini. Un team di ricercatori della Cleveland Clinic, in Ohio, ha cominciato da un paio di anni lo screening di candidati per cominciare la sperimentazione clinica del trapianto uterino maschile. Secondo la dottoressa Karine Chunge, coordinatrice del gruppo medico, non ci sarebbero tante differenze tra l’anatomia maschile e quella femminile, quindi tra qualche anno potrebbe essere possibile anche per gli uomini portare a termine una gravidanza e partorire. Gli ostacoli sono diversi e non solo economici: l’aspetto etico non va, infatti, affatto trascurato. La questione è stata affrontata nei mesi scorsi dal prof. Giuseppe Ricci, direttore della clinica di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Trieste e dell’IRCCS Burlo Garofolo: al quotidiano online Responsabile Civile ha spiegato che non possono essere fatte valutazioni precise in mancanza di dati pubblicati in letteratura. Per Ricci il trapianto sulla donna è di per sé già molto complesso, pur avendo un’anatomia adatta ad accogliere la gravidanza. Il progetto è destinato a restare teorico? «Mi sento di affermare che più di una cosa concreta si tratta di un progetto la cui realizzabilità è al momento solo teorica. D’altra parte, è anche vero che la scienza progredisce a volte molto velocemente» ha dichiarato Ricci, secondo cui si aprirebbero scenari molto complessi. Le implicazioni, infatti, sarebbero anche filosofiche e antropologiche: il dibattito è servito.



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