Il mal d’amore può essere curato: ne sono certi due ricercatori canadesi, Alain Brunet e l’assistente Michelle Lonergan. Partendo dall’analisi dello stress post traumatico dei sopravvissuti agli attentati di Parigi sono arrivati a trovare una medicina per chi affrontare dolorose rotture amorose. Anche queste sono fonte di stress, quindi possono essere curate con le stesse medicine. Questa è la teoria dei due ricercatori dell’università McGill di Montreal. Hanno condotto un test su 40 persone “sentimentalmente ferite”: prima hanno somministrato loro il propranololo, nella seconda dovranno incontrare uno psicologo. La seconda fase è, infatti, ancora in corso: si concluderà in autunno. I risultati per ora sarebbero soddisfacenti. Lo ha fatto sapere Brunet, il quale a Madame Le Figaro ha spiegato che il mal d’amore va trattato «come qualsiasi altra forma di abbandono e rottura violenta». Ciò che conta è agire sul fronte medico e psicologico, evitando l’uso di farmaci antidepressivi. Lo psicologo fa affiorare i ricordi, la medicina li renderà meno intensi e dolorosi. L’obiettivo di questo trattamento non è far dimenticare, ma bloccare «il ritorno del ricordo al suo livello emozionale più alto». Cioè renderlo inoffensivo. L’auspicio dei due ricercatori è che al termine del test, tra pochi mesi, il loro metodo possa essere applicato nelle cliniche canadesi e francesi.
Il mal d’amore si guarisce con il distacco totale: questa è, invece, la tesi di Helen Fisher. Secondo la ricercatrice e biologa l’amore è come la droga, crea dipendenza. Quando stiamo male si attiva il centro dopaminico della gratificazione, di conseguenza c’è un sostrato biologico che risponde agli stimoli dell’amore rilasciando dopamina o altre sostanze. In un’intervista a Repubblica la studiosa spiegò perché considera la pena d’amore una dipendenza, come la mancanza di una droga: «Abbiamo scoperto delle attività in una regione centrale del cervello che è collegata con tutte le dipendenze, non importa se la droga si chiama eroina, nicotina, gioco d’azzardo. Il centro della dipendenza è collegato con il sistema dopaminico». Per guarire dalle pene d’amore, quindi, bisogna optare per il distacco totale: nessun contatto, niente lettere o vecchie foto. Occhio non vede, cuore non duole. Nessuno però è indenne dall’amore: il sistema può scatenarsi nel giro di pochi minuti. C’è la scienza a dimostrarlo: il tomografo computerizzato traccia, infatti, i movimenti cerebrali delle persone innamorate. Non si può decodificare allora solo il linguaggio dell’amore, come insegna Roland Barthes in “Frammenti”, ma anche quello del cervello innamorato.