Una storia incredibile: non può essere definita altrimenti la vicenda che ha visto protagonista una 31enne in Cina. Avrete sicuramente sentito parlare di gravidanze extrauterine, che si verificano quando l’embrione si annida al di fuori dell’utero, ma in questo caso siamo ben oltre, perché è stato individuato nel lobo destro del fegato. Recatasi in ospedale per un ritardo di 40 giorni, la donna si è sottoposta agli esami di rito per verificare se era in stato di gravidanza. La buona notizia è arrivata con i risultati, ma l’ecografia ha lasciato tutti di stucco: la cavità uterina era vuota. Una massa di 5,4 cm per 4,6 cm è stata invece individuata nel lobo destro del fegato. Una gravidanza ectopica sui generis, che ha sorpreso i sanitari stessi. La paziente è stata poi sottoposta ad un intervento chirurgico per l’asportazione della massa. L’esame microscopico ha confermato che si tratta di un embrione. La paziente ha avuto una gravidanza intraepatica, un tipo eccezionale di gravidanza addominale che si verifica nell’1% dei casi delle gravidanze extrauterine.
La letteratura medica nel corso degli ultimi cinquant’anni ha riportato solo 21 casi di gravidanza intraepatica. Di queste solo il 29% è andata oltre il primo trimestre. Lo ha spiegato il professor In-Hua Xiao e i colleghi del reparto di radiologica dell’ospedale Xiangya di Changsha, della provincia cinese di Hunan. Il caso descritto nell’edizione di questo mese dell’Experimental and Therapeutic Medicine è dunque molto raro. Altri due casi sono stati segnalati da ostetrici sudafricani e radiologi del Camerun. In questi casi però non è stato necessario intervenire chirurgicamente: con la somministrazione via intramuscolare di un farmaco antitumorale, il metotrexato, è stato possibile far riassorbire la massa, che è stata trattata come una neoplasia. Un caso affascinante, ma al tempo stesso rischioso: la massa, crescendo all’interno del fegato, tende ad occupare sempre più spazio, invadendo quest’organo. «Il trofoblasto si comporta come un alieno che continua a rosicchiare vasi epatici», ha spiegato Eric Delabrousse, che nel 1999 aveva descritto un caso di gravidanza epatica.
La gravidanza intraepatica può rivelarsi letale se non diagnosticata in tempo: la massa, infatti, invade il fegato provocando poi una grave emorragia. Le perdite di sangue sono peraltro uno dei sintomi, insieme ai dolori addominali. In alcuni casi, però, si può portare a termine questo tipo di gravidanza: è accaduto nel 2015, quando una 20enne alla 37esima settimana di gravidanza ha dato alla luce una bella bambina con un parto cesareo. I medici hanno trovato la placenta all’interno del lobo destro del fegato, una membrana del sacco amniotico era invece visibile vicino alla cistifellea. Come si può spiegare la presenza di un embrione all’interno del fegato? Solitamente, infatti, l’ovulo viene fecondato all’interno della tuba, quindi l’embrione discende il canale e raggiunge l’utero. Se la tuba è ostruita o danneggiata, l’embrione si impianta nella parete della tuba stessa o più raramente nel collo dell’utero, nelle ovaie o appunto all’interno dell’addome.
Finora una sola gravidanza intraepatica è stata segnalata in Francia: ne ha parlato nel 1999 l’American Journal of Roentgenology. Eric Delabrousse in quell’occasione spiegò che questa rara forma di gravidanza fu diagnosticata con un’ecografia addominale. La paziente, che mostrava i sintomi clinici tipici, aveva alti livelli di Beta hCG, quindi è stata indagata anche la zona del fegato, dove è stato individuato un feto vivente con battito cardiaco. Con il mezzo di contrasto è stato poi possibile vedere ancor più chiaramente la massa all’interno del lobo destro del fegato. Non avendo ravvisato altre anomalie, i medici sottoposero la paziente ad un’operazione. «Il trofoblasto era completamente integrato nel fegato», ha spiegato il professor Delabrousse, capo del dipartimento di radiologia dell’ospedale di Besançon. Le cause della gravidanza extrauterina non sono del tutto chiare. In caso di diagnosi precoce si interviene con terapia farmacologica per evitare l’intervento chirurgico: la priorità è preservare la fertilità della donna.