Quando un bambino intersessuale subisce un intervento per adeguare i suoi organi genitali al corredo cromosomico si configura una violazione dei diritti umani? Per chi vive in prima persona questa condizione la risposta è affermativa. Spesso rivendicano infatti il principio di autodeterminazione. Sottoporre i bambini intersessuali alle operazioni vuol dire impedire loro di decidere se essere donne o uomini: per questo Kimberly Mascott Zieselman ha raccontato la sua storia a Usa Today. Nata con cromosomi tipicamente maschi e testicoli interni anziché con utero e ovaie, si è sviluppata però all’apparenza come una donna. Solo all’apparenza. Per questo i suoi genitori l’hanno fatta operare per l’asportazione delle sue gonadi sane, senza chiederle il consenso. La sua produzione ormonale naturale si è così fermata, quindi è costretta alla terapia ormonale per il resto della sua vita. «Per fortuna non hanno acconsentito a sottopormi ad una chirurgia invasiva con la quale avrei avuto una vagina», ha dichiarato Kimberly Mascott Zieselman. Nonostante decenni di controversie sulle procedure, i medici continuano a consigliare l’asportazione delle gonadi, senza aspettare che crescano per decidere autonomamente. Peraltro si tratta di interventi pericolosi che possono essere rinviati e i cui vantaggi non sono in gran parte dimostrati.
INTERSESSUALI: OPERAZIONI PREMATURE VANNO FERMATE?
LA BATTAGLIA DI KIMBERLY MASCOTT ZIESELMAN
Ora Kimberly Mascott Zieselman è direttrice esecutiva di interACT, un’organizzazione che si occupa della difesa dei diritti legali e umani dei giovani intersessualità. «Conosco sulla mia pelle l’impatto devastante che questi interventi possono avere, non solo sui nostri corpi, ma sulle nostre anime. Siamo cancellati prima che possiamo scegliere chi essere. Ogni organizzazione per i diritti umani ha condannato questa pratica, per alcune si tratta addirittura di tortura». Parlando a Usa Today ha voluto accendere dunque i riflettori su una vicenda spesso ignorata: «Sappiamo che la maggior parte dei medici vogliono fare la cosa giusta per i pazienti, così come i genitori, ma bisogna aspettare che le persone intersessuali siano in grado di decidere per la loro vita».