Il maxi risarcimento ottenuto da una donna di Los Angeles malata di cancro alle ovaie a causa dell’utilizzo di talco della Johnson & Johnson, ha riaperto la questione sui pericoli del talco e del suo uso prolungato. Non è la prima volta che la Johnson & Johnson è stata citata in giudizio, già l’anno scorso era arrivata una condanna ad un risarcimento di 70 milioni per lo stesso motivo, con una donna di St. Louis che aveva sviluppato la malattia sempre per motivi che la giuria aveva giudicato connessi all’utilizzo del talco. 110 milioni di risarcimento erano invece stati comminati all’azienda da una giuria del Missouri sempre nel 2017. La situazione resta complessa ma soprattutto in molti sono rimasti sorpresi al fatto che un prodotto rassicurante e considerato unanimemente innocuo come il talco, possa essere addirittura una causa di sviluppo del cancro. Questo perché il talco conterrebbe particelle d’amianto che, se non trattate e rimosse, possono avere un ruolo nell’incidenza di gravi malattie.
LE RICERCHE SU CANCRO E TALCO
Da anni il cancro all’endometrio per le donne in menopausa è stato correlato all’utilizzo prolungato del talco nelle parti intime femminili. Nonostante questo, per la comunità scientifica non c’è unanimità nel valutare il cancro alle ovaie e all’endometrio causa diretta dell’utilizzo prolungato del talco. In particolare, le donne in menopausa che ne fanno uso per l’igiene intima almeno una volta a settimana, hanno il 24 per cento di possibilità in più di sviluppare la malattia. La Johnson & Johnson nel corso del processo ha portato diverse opposizioni, ma la sequela di sentenze che stanno venendo inanellate in merito potrebbe ora causare seri problemi all’azienda. Che considera ancora il talco commercializzato sicuro, con tutte le indicazioni fornite sull’apposita etichetta. Va ricordato che essendo di fatto un cosmetico, negli Stati Uniti il talco non deve passare sotto il rigidissimo vaglio della Food & Drug Administration, l’ente preposto a garantire la non nocività dei farmaci.