Il sesto test atomico della Corea del Nord ha acceso i riflettori sulla bomba H: Kim Jong-un ha provato quella ad idrogeno. Cos’è, come funziona e perché viene chiamata anche “superbomba”? La bomba H non è come quella atomica, ma ne è un’evoluzione. E il rilascio energetico è molto più intenso, indicativamente moltiplicato per 10. Per rendere l’idea della portata, pensate al fenomeno che si verifica nei cuori di stelle come il Sole. La bomba H all’idrogeno è dunque molto più potente di quella atomica: la fissione nucleare crea una prima esplosione che innesca altre reazioni ancora più violente. Alla bomba atomica convenzionale è stata quindi aggiunta un’altra reazione chimica per aumentare il suo potere. È l’esplosione a renderla più pericolosa, non la radiazione, perché nella prima fase avviene un’esplosione atomica convenzionale, quella primaria, poi l’aumento della temperatura e l’energia liberata scatenano la fusione nucleare, un’altra esplosione.
GLI EFFETTI CHE PROVOCA LA “SUPERBOMBA”
La bomba all’idrogeno o bomba H, chiamata in gergo “la superbomba”, è più propriamente detta a fusione termonucleare incontrollata. Come la bomba atomica, quella H può essere installata sua aerei, missili balistici e missili lanciati da sottomarini, ma non può invece essere usata in operazioni belliche. Cosa accade quando esplode una bomba H? Si sprigionano quattro fattori distruttivi: innanzitutto un’onda di calore fino a 20 milioni di gradi centigradi in corrispondenza del punto di detonazione, poi un’onda d’urto, quindi l’emissione di radiazioni e l’effetto EMP (Electro Magnetic Pulse), cioè la produzione di radiazioni elettromagnetiche. Il padre della bomba H è Edward Teller, che costituì un gruppo di studiosi per realizzare la bomba all’idrogeno su richiesta del presidente statunitense Harry Truman. La prima bomba H americana fu sperimentata nel 1952, mentre l’Unione Sovietica ci arrivò nel 1961. Seguirono Regno Unito, Cina e Francia.