La società del futuro sarà dominata dai robot? L’interrogativo sta alimentando il dibattito sulle prospettive dell’intelligenza artificiale, che sembra destinata a trasformare in maniera profonda il lavoro, l’economia e addirittura la società nel suo complesso. Il timore è che il diffuso impiego dei robot porti ad una disoccupazione di massa, con gravi conseguenze per l’economia. L’allarmismo non pare infondato: il tema è stato affrontato nel 2009 dal saggista americano Martin Ford, il quale ha esaminato i rischi di una massiccia distruzione dei posti di lavoro a causa dei progressi tecnologico. L’economia sta entrando in una nuova era, destinata a cambiare il rapporto tra i lavoratori e le macchine. Queste ultime saranno esse stesse lavoratori: sono numerosi infatti i casi in cui il robot può sostituire l’uomo, dalla fabbrica alla fattoria, passando per ristoranti e uffici. Meno costoso, più veloce ed efficiente, risulta quindi maggiormente appetibile per le aziende e i consumatori. Il progresso e la diffusione dell’automazione però nell’ultimo decennio ha avuto un peso nella mancanza di creazione di nuovi posti di lavoro. Per Martin Ford, dunque, bisognerà ripensare profondamente la nostra economia: l’occupazione è oggi la principale fonte di sostentamento per l’uomo, d’altra parte i robot non consumano ciò che producono.



FUTURO SENZA LAVORO O COOPERAZIONE POSSIBILE?

Si può ripartire da un reddito di base e soprattutto da una redistribuzione della ricchezza prodotta dalle macchine. Un futuro senza lavoro? Non è assolutamente detto, anche perché l’umanità ha trionfato su tre grandi flagelli che ne hanno segnato l’evoluzione – fame, epidemie e guerre – quindi è pronta per un’altra importante sfida. Il rischio però per lo storico israeliano Yval Noah Harari è che si crei una nuova classe sociale senza lavoro: persone prive di valore economico, politico e artistico che non possono offrire alcun contributo alla società. Esseri umani inutili. Non sono di quest’avviso i ricercatori Andrew McAfee e Erik Brynjolfsson, entrambi del MIT. Anzi sono decisamente ottimisti. Si aspettano un’espansione imponente dell’intelligenza artificiale, ma ritengono che gli esseri umani siano più abili della maggior parte dei robot più avanzati, quindi credono in una cooperazione uomo-macchina. Anziché chiederci cosa farà la tecnologia, dovremmo chiederci cosa poter fare insieme…

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