Negli ultimi giorni, in seguito ad una pubblicazione della rivista Science si è diffuso un certo allarmismo non solo tra chi vive ai piedi dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa. I titoli dei giornali sono stati impetuosi ma questo allarme sarebbe arrivato dopo il contenuto dell’articolo scientifico secondo il quale sarebbe in atto un collasso gravitazionale del versante sud-est del Monte Etna che, spinto dal suo stesso peso, andrebbe a scivolare nel mare Ionio ponendo l’accento su un allarme tsunami sempre più evidente. Gli scienziati però restano cauti, pur non dando una risposta precisa sulla eventualità – ad ogni modo molto bassa – di un collasso imminente. A frenare in modo particolare è stato l’Ingv che tramite il direttore della sezione di Catania, Eugenio Privitera, ha preso nettamente le distanze denunciando un “approccio sensazionalistico” dei media che avrebbe contribuito ad un allarmismo gratuito nei confronti del lettore. Privitera, come riporta MeridioNews, non ha negato del tutto l’esistenza del rischio di un collasso ma parla di probabilità molto bassa. Se ciò però dovesse davvero accadere? In quel caso per l’esperto non ci sarebbero dubbi: “se si dovesse verificare, il collasso provocherebbe inevitabilmente uno tsunami”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“SCENARIO POSSIBILE, MA NON È DETTO CHE SI VERIFICHERÀ”
L’allarme per lo scivolamento dell’Etna nel Mar Ionio è giustificato? Il fenomeno è osservato da tempo, ma lo studio pubblicato su Science Advances ha approfondito le cause. Ed è proprio il motivo di tale scivolamento che preoccupa i ricercatori: il vulcano sta cedendo sotto il suo stesso peso. Ma potrebbe davvero collassare improvvisamente su se stesso causando uno tsunami? Sulla vicenda è intervenuto Eugenio Privitera, direttore della sezione di Catania dell’Ingv, chiarendo che non hanno lanciato nessun allerta. «Il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile lo considera tra gli scenari possibili. Probabilmente il peggiore. Il fatto che possa accadere, non significa che accadrà e se accadrà non sappiamo quando». Ma Privitera è contro il sensazionalismo gratuito. Lo ha spiegato su Facebook: «Se rileggete attentamente le interviste nessuno parla di scenari specifici dell’Etna, ma bensì di scenari generali, riportati a titolo d’esempio, ben noti a qualunque studente di Vulcanologia». (agg. di Silvana Palazzo)
“COLLASSO NON SI PUÒ ESCLUDERE MA PROBABILITÀ È BASSA”
L’Etna sempre più verso le acque del Mar Ionio, spinto dal suo stesso peso: è quanto emerso da un recente studio. Ed il timore di uno tsunami in seguito a questo “scivolamento” in mare non è tenuto nascosto. Gli esperti, tuttavia, restano cauti senza sbilanciarsi ulteriormente ma al tempo stesso senza escludere un pericolo possibile. Vero è che se ciò dovesse accadere, gli effetti sarebbero davvero “devastanti”, come ribadito dalla ricerca ospitata sulla rivista scientifica Science advances. Ma il collasso sarebbe davvero oltre che così catastrofico anche fattibile? Il fenomeno illustrato nella ricerca, in realtà, non sarebbe affatto una novità in quanto, come spiega MeridioNews, sarebbe già stato preso in esame negli anni Ottanta. Sui possibili scenari i ricercatori ad oggi non hanno avanzato ipotesi specifiche ma avrebbero comunque ribadito come ad oggi non ci siano i segnali di una frana imminente dell’edificio vulcanico. Pur necessitando di un controllo costante, appare difficile immaginare un collasso improvviso. Ad intervenire sull’argomento è stato anche Eugenio Privitera, direttore della sezione di Catania dell’Ingv che ha preso le distanze dalle voci di un’allerta tsunami: “Nessuno ha parlato di scenari specifici che riguardano l’Etna, bensì di scenari generali, riportati a titolo d’esempio ma è chiaro che se si decontestualizzano i discorsi e le dichiarazioni, riportando solo le frasi che permettono un approccio sensazionalistico e magari inserendo una frase a effetto nel titolo, la conseguenza sarà di destare delle preoccupazioni nel lettore”, ha commentato. “Un cosiddetto collasso di versante non si può escludere a priori”, ha aggiunto, “però, la sua probabilità non è quantificabile perché è talmente bassa che non si può misurare”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“POTREBBE COLLASSARE IN MANIERA CATASTROFICA”
Un “motore sommerso” sta facendo muovere l’Etna, che così sta scivolando in mare, nelle acque del Mar Ionio. Questo è quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science Advances. Il motore principale di questo movimento non è legato alla camera magmatica, ma è in mare, come se il vulcano stesse collassando per il suo peso. Gli esperti non si sbilanciano sul rischio tsunami, ma neppure lo escludono. I movimenti del vulcano sono stati monitorati dai vulcanologi per 20 anni, ma finora solo sulla superficie. Questi nuovi dati, invece, spostano la causa del movimento in mare, dove si trova la scarpata ibleo-maltese. Nel maggio 2017 è stato registrato un movimento pari ad un lento terremoto, cioè 4 centimetri in 8 giorni. Nello stesso periodo sono stati registrati dati identici in superficie, confermando dunque che il movimento riguarda la parete intera. «È possibile che collassi in maniera catastrofica fino a provocare uno tsunami che interesserebbe tutto il Mediterraneo. Ma fare previsioni in merito è impossibile», ha spiegato il professore Heidrun Klopp, coordinatore del team e co-autore della ricerca. (agg. di Silvana Palazzo)
L’ULTIMA GRANDE ERUZIONE
L’Etna sta lentamente collassando su se stesso e scivolando verso il mare, con conseguente rischio tsunami. In attesa di notizie più certe in merito all’allarme, andiamo a vedere assieme l’ultima eruzione importante dello stesso vulcano catanese. Stando a quanto si legge sugli archivi, era il 14 dicembre del 1991, ben 27 anni fa, quando si registrò la più lunga eruzione del 20esimo secolo: il vulcano fu attivo per 473 giorni, chiudendo la sua attività solamente nel 1992. La lava che fuoriuscì dall’Etna andò a riversarsi sulla zona del Trifoglietto e verso il Salto della Giumenta, dirigendosi poi verso la Val Calanna. In quell’occasione, vista la gravità della situazione, intervennero anche la protezione civile e il genio dell’esercito, che eressero un argine che riuscì a respingere per circa due mesi la lava riversatasi fuori dal monte. Quella fu l’ultima volta che l’Etna eruttò in maniera importante ma senza provocare vittime. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RISCHIO TSUNAMI?
L’Etna sta scivolando verso il mare, c’è il serio rischio che collassi su sé stesso e provochi uno Tsunami: questo l’allarme lanciato dai ricercatori. Morelia Urlaub, la principale autrice dello studio, ha analizzato: “Abbiamo notato che nel maggio 2017 le distanze tra i transponder su diversi lati della faglia erano chiaramente cambiati: il versante era scivolato di 4 centimetri verso il mare e si è abbassato di 1 centimetro in un periodo di otto giorni. Questo movimento può essere paragonato a un terremoto molto lento, un cosiddetto “evento di scivolamento lento”. Il fianco sud-orientale dell’Etna si è spostato di una distanza simile durante lo stesso periodo di osservazione, sottolinea Green Report, con la Urlaub che ha continuato: “Quindi l’intero fianco sud-est ha cambiato la sua posizione. In generale, i nostri risultati indicano che la pendenza sta scivolando a causa della gravità e non a causa dell’aumento del magma”. Heidrun Kopp, coordinatrice del team GeoSEA, ha commentato: “L’intera pendenza è in movimento a causa della gravità, quindi è del tutto possibile che possa collassare in modo catastrofico, provocando uno tsunami in tutto il Mediterraneo. Tuttavia, i risultati dello studio non consentono di prevedere se e quando tale evento potrebbe verificarsi”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“IMPOSSIBILE FARE PREVISIONI”
I ricercatori Alessandro Bonforte, Giuseppe Puglisi e Francesco Guglielmino, che hanno preso parte per l’INGV, ricerca oceanica di Kiel, in Germania, sui movimenti dell’Etna, hanno spiegato la particolarità del fenomeno e i rischi. “E’ la prima volta che misuriamo deformazioni sottomarine dell’Etna“, ha illustrato all’ANSA Alessandro Bonforte. “I nuovi dati spostano adesso la causa del movimento in mare, dove si trova la scarpata ibleo-maltese. E’ come se il vulcano lì non avesse i piedi“. Secondo Francesco Guglielmino però prospettive precise non ce ne sono: “Non possiamo prevedere se e quando l’Etna provocherà uno tsunami. Quel che possiamo dire è che lo scivolamento verso il mare avviene sia in presenza che in assenza di eruzioni. Il suo motore non è quindi nel cono vulcanico, ma in mare. E’ necessario progettare una nuova rete di sensori acustici e trasponder per monitorare in dettaglio le deformazioni dell’Etna, non solo sui fianchi ma anche sott’acqua.“ (agg. di Fabio Belli)
IL NUOVO STUDIO
La forza di gravità sta spingendo l’Etna in mare. Il fianco sud-orientale del vulcano sta scivolando lentamente e pericolosamente. Un rapido e improvviso movimento potrebbe provocare uno tsnuami potente e disastroso. Lo sostengono gli scienziati del GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel che stanno studiando i movimenti dell’Etna, e in particolare il fianco subacqueo. Gli esperti hanno registrato un abbassamento verso il mare di quattro centimetri in soli otto giorni, da qui le preoccupazioni. Il fenomeno al momento è del tutto sconosciuto, quindi le misurazioni non sono in grado di aiutare a fare delle previsioni, ma quel che è chiaro è che se il fianco dovesse scivolare in mare, potremmo trovarci di fronte ad uno tsunami. Ad oggi però non è possibile prevedere se e quando accadrà. Lo studio ha confermato però che sarebbe la gravità la forza trainante verso il mare, non solo l’ascesa del magma, come invece era stato precedentemente ipotizzato, anche se quest’ultimo aspetto è meno decisivo.
ETNA STA SCIVOLANDO NEL MAR IONIO: RISCHIO TSUNAMI
Al momento non ci sono segni di un collasso imminente dell’Etna, ma il vulcano resta un “sorvegliato speciale”, del resto è uno dei vulcani più monitorati al mondo. Lo scivolamento non è veloce, ma se la parte del vulcano a ridosso della costa diventasse instabile, precipitando verso il mare, potrebbe provocare uno tsunami in grado di devastare le coste del Mediterraneo orientale. «Un cedimento di massa, un evento franoso, sarebbe un disastro per un’area vasta e popolata», ha dichiarato Boris Behncke, vulcanologo presso l’osservatorio dell’Etna dell’Ingv che non ha preso parte al nuovo studio pubblicato ieri su Science Advances da un gruppo di ricerca guidato da Morelia Urlaub del GEOMAR Helmholtz Centre per la ricerca oceanica di Kiel, in Germania, a cui invece hanno preso parte per l’INGV i ricercatori Alessandro Bonforte, Giuseppe Puglisi e Francesco Guglielmino. Per realizzare lo studio il team ha predisposto una rete di transponder sottomarini attorno al fianco sud-orientale dell’Etna. «Grazie a questi sensori c’è ora la certezza che anche il basamento sottomarino è coinvolto in questo movimento di instabilità», ha dichiarato Bonforte a National Geographic Italia. Servirà un monitoraggio lungo decenni prima di distinguere tra uno scivolamento normale e uno accelerato per prevenire un collasso catastrofico.