Carla, ospite di una struttura per malati di Alzheimer, si sente in albergo. Ogni ospite ha la sua storia, che corrisponde più o meno al vero: “Mi hanno portato qui perché avevo l’ansia”. E’ molto importante assecondare il paziente, non contraddirlo e non fargli notare le stranezze. “Occorre dare un senso sociale alla vita del malato. A Natale, il pastore, hanno regalato un gregge di pecore finte. “Ne ho 500. La lana è buona, ci faccio di tutto”. E’ una “realtà” che lo aiuta a sentirsi ancora vivo. Ogni tanto uno sprazzo di lucidità: “E’ un’ombra, quella lì, non è mica vera”, dice in riferimento all’animale posticcio. Parla una sua coetanea: “Prima ero autonoma, adesso non lo sono più. Devo sempre essere accompagnata”. Il primo sintomo è un cambio di abitudini. La memoria è fatta anzitutto di attenzione, ma poi c’è la voglia di fare, di imparare. E’ quella che viene a mancare per prima. [agg. di Rossella Pastore]



LA MALATTIA

Si chiama Alzheimer e per molte persone rappresenta uno spauracchio lontano, qualcosa di molto lontano dalla propria quotidianità e dalla propria vita. Eppure non è proprio così: l’Alzheimer è già oggi una piaga sociale, basta pensare che nel mondo circa 40 milioni di persone ne sono affette, di cui soltanto in Italia circa un milione. La malattia che cancella i ricordi, così viene spesso definito il morbo che colpisce il cervello, ma i disturbi possono essere anche più invalidanti di quelli legati alla memoria. Soprattutto se la malattia colpisce in età precoce, il declino cognitivo diventa più rapido e difficile da gestire. Si registrano infatti disturbi comportamentali, aggressività, difficoltà nel linguaggio e nelle azioni di tutti i giorni, dal sapersi lavare e vestire da soli, fino al mangiare in autonomia. Insomma, una malattia crudele: sia per i pazienti che ne sono affetti, che per i loro cari, i cosiddetti caregivers, chiamati a fare i conti con la perdita della “presenza” del loro familiare e anche con la difficoltà di “gestirlo”.



GIULIO GOLIA ALL’ALZHEIMER FEST

A tentare di sensibilizzare sul tema dell’Alzheimer l’opinione pubblica italiana sarà questa sera Giulio Golia, l’inviato de Le Iene Show che ha deciso di partecipare all’Alzheimer Fest. Tanta spensieratezza per quanto riguarda i malati presenti alla festa loro dedicata: sì, perché forse l’unico lato “positivo” di questa malattia è che nelle fasi più avanzate non ci si ricorda più neanche di essere malati. Nella speranza che prima o poi venga trovata una cura efficace contro l’Alzheimer è bene ricordare che dopo gli 80 anni il 30% di noi si ammalerà di questa forma di demenza. Numeri destinati a salire di pari passo con l’età: per chi avrà la fortuna di superare i 90 anni di età, infatti, la percentuale cresce fino al 40%. Insomma: prima che sia troppo tardi è bene farsi trovare preparati. Costi e disagi portati in dote dalla malattia non mancano: uno stile di vita sano e la prudenza sono le uniche armi a nostro favore.