Il celebre scienziato inglese Stephen Hawking, morto lo scorso marzo all’età di 76 anni, non era nuovo a questi allarmi o predizioni allarmanti, ad esempio quello sull’intelligenza artificiale che avrebbe preso il sopravvento su quella umana. In un nuovo libro che esce in questi giorni in tutto il mondo, in Italia per Rizzoli, intitolato Le mie risposte alle grandi domande si occupa questa volta, fra le altre cose, del fatto che presto apparirà una razza di superumani in grado di creare problemi politici significativi con gli esseri umani non migliorati che non saranno in grado di competere con loro, si legge nell’anticipazione pubblicata oggi dal Corriere della sera. In realtà sta già succedendo: il mondo si divide sempre più tra chi (pochi) ha accesso a conoscenze tecnologiche e scientifiche e chi non ce l’ha, di fatto trovandosi in un grado di inferiorità e soprattutto non potendo modificare o controbattere le decisioni di chi detiene il potere scientifico, soprattutto quello dei computer.
L’ALLARME DI STEPHEN HAWKING
“Presumibilmente si estingueranno, o perderanno importanza. Invece ci sarà una razza di esseri che si auto-progettano e che migliorano se stessi a una velocità crescente. Se la razza umana riesce a ri-crearsi, probabilmente si espanderà e colonizzerà altri Paesi e stelle” dice lo scienziato scomparso. Ciò succederà, spiega ancora, “usando tecniche che permettono di modificare il dna per aumentare la memoria, la resistenza alle malattie, l’aspettativa di vita”. Quindi ripropone il problema di cui si è occupato a lungo, quello dell’intelligenza artificiale: “L’avvento di una intelligenza artificiale super-intelligente potrebbe essere tanto la cosa migliore quanto la cosa peggiore mai successa all’umanità. Il vero rischio con l’intelligenza artificiale non è la cattiveria, ma la competenza. Un’intelligenza artificiale super-intelligente sarebbe molto efficace nel raggiungere i suoi scopi e se quegli scopi non sono in linea con i nostri sarà un problema”. Hawking discute anche dell’esistenza di Dio e della creazione dell’universo, dicendosi convinto che esso sia stato determinato dalle leggi della scienza: “Se volete potete chiamare le leggi della scienza “Dio”, ma non è un dio personale che puoi incontrare e a cui puoi fare domande”.