All’età di 87 anni si è spento Riccardo Giacconi, astrofisico e vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 2002. Si è spento domenica a San Diego in California. Nato a Genova nel 1931, si era trasferito negli anni 50 negli Stati Uniti diventandone cittadino. Qui prese parte a studi importanti per la scoperta dell’astronomi a raggi X. Studi che hanno permesso di studiare il caso delle stelle collassate come le supernova, i buchi neri, le nane bianche e le stelle di neutroni. Tutto quello che qualcuno definì “il lato violento dell’universo”. Nel 1973 Giacconi diviene direttore dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, portando avanti il progetto HEAO-2 di un telescopio raggi X in orbita, quello che più avanti sarà battezzato Osservatorio Einstein. Nel 1999 prese parte alla missione Chandra della Nasa e dal 1993 al 1999 fu direttore generale dell’Osservatorio europeo meridionale. La “finestra” dei raggi X ci ha rivelato i meccanismi fisici che agiscono in fenomeni di grande energia come i buchi neri, le stelle di neutroni, le galassie con nucleo attivo. Ma fondamentale è stato anche il suo lavoro nell’astronomia ottica con la direzione scientifica del telescopio spaziale “Hubble” e dell’Osservatorio australe europeo.
MORTO RICCARDO GIACCONI
Con Bruno Rossi, suo maestro e ispiratore, Riccardo Giacconi è stato un pioniere nello studio del cosmo che emette radiazioni X. La sua prima osservazione, con cui venne inaugurata questa “nuova astronomia”, risale al 1962. Con un rudimentale apparato a bordo di un razzo americano, trovò una sorgente X nella costellazione dello Scorpione. «È stata una grande gioia ma anche una grossa sorpresa, perché allora non pensavamo assolutamente che esistessero sorgenti cosmiche in cui la radiazione X fosse tanto forte», raccontava Giacconi. «Il Sole emette in raggi X una parte infinitesima di energia, il resto è luce visibile o infrarossa. Invece nello Scorpione trovammo un oggetto la cui emissione X era mille volte maggiore di quella luminosa».