Il recente caso della Iena Nadia Toffa, presentatasi in trasmissione con una parrucca (che ha rivelato essere dovuta agli effetti della chemioterapia), ha fatto tornare d’attualità un argomento sul quale spesso non c’è molta chiarezza, anche se si tratta di uno degli aspetti che si associano più spesso a coloro che sono affetti da un cancro. La perdita dei capelli, infatti, è una delle conseguenze non solo più vistose ma anche più frequenti nei pazienti che si sottopongono a trattamenti antitumorali e, anche se non è certo quello più devastante per l’organismo, può costituire motivo di imbarazzo o creare disagio. Questa particolare forma di alopecia, come noto, non fa certo parte di quegli effetti indesiderati della chemio da temere ma il suo impatto a livello estetico ed emotivo per il malato può essere notevole: ad ogni modo, è falsa la credenza secondo cui tutti i farmaci antitumorali (che siano citotossici o antiblastici) portino alla perdita dei capelli, dato che l’incidenza del fenomeno varia notevolmente a seconda della cura a cui ci si sottopone. Ma perché ad esserne interessati sono soprattutto i bulbi piliferi dei capelli e, a volte, anche altri peli del corpo?
L’AUTO-DISTRUGGIMENTO CELLULARE
La spiegazione più immediata che la scienza dà a questo effetto collaterale (che, comunque nella maggior parte dei casi è reversibile) è che la chemioterapia intacca principalmente quel tipo di cellule che tendono a riprodursi con maggiore frequenza: dunque, non solo le cellule tumorali ma anche quelle che compongono gli stessi bulbi piliferi e che lungo la nostra epidermide sono sottoposte a un processo rigenerativo molto più veloce rispetto ad altre. Non solo: esistono altri “legami” tra l’alopecia e le terapie anti-cancro e che fanno capo a un meccanismo più complesso che, in sintesi, porta a determinare l’auto-distruggimento di alcune cellule la cui rigenerazione è molto simile a quelle tumorali. Come accennato, vi sono comunque farmaci che non portano alla perdita dei capelli, tanto che il fenomeno è appena visibile: inoltre, il grado di incidenza e le tempistiche di manifestazione dell’alopecia dipendono non solamente dal farmaco in questione ma anche dalla combinazione di alcuni di essi, senza dimenticare l’entità del dosaggio e la risposta soggettiva che varia da paziente a paziente; di solito i capelli cominciano a cadere dopo poche settimane dall’avvio del ciclo di chemioterapia ma non sono rari i casi in cui l’alopecia si manifesta in modo repentino dopo alcuni giorni. Dal punto di vista dei rimedi, invece, in futuro probabilmente si potrà fare affidamento su molecole create in laboratorio e che dovrebbero “inibire” il suicidio cellulare di cui sopra nei bulbi piliferi del cranio come di altre zone dell’epidermide.