“Per organismo geneticamente modificato si intende un organismo, diverso da un essere umano, in cui il materiale genetico è stato modificato in un modo differente da quanto avviene in natura, con l’accoppiamento e la ricombinazione genetica”. Così recita la direttiva UE 2001/18. Ma pensiamo davvero che le piante che oggi coltiviamo siano “naturali”, cioè non geneticamente modificate da secoli di intervento dell’uomo per migliorarne la produttività, la qualità, la resistenza alle malattie, l’assenza di sostanze tossiche?
Le piante coltivate non sono “naturali”, non sarebbero mai esistite se l’uomo non le avesse modificate e si estinguerebbero se l’uomo decidesse di non coltivarle più. E non sono neanche “artificiali”; sono invece “coltivate” (una parola che deriva dal latino “colere”, aver cura) con tutto lo spessore di storia millenaria che ha coinvolto i nostri antenati, e coinvolge anche noi oggi, in questa opera senza fine.
Abbiamo modificato geneticamente le piante coltivate in tanti modi diversi, con la selezione massale, l’incrocio intra e interspecifico, la mutagenesi chimica e fisica eccetera, e ci nutriamo da secoli con piante geneticamente modificate con uno o l’altro di questi metodi. In questione oggi è uno dei modi di modificare geneticamente le piante: quello che prevede il trasferimento intraspecie o tra specie diverse di frammenti di Dna che conferiscono particolari caratteri alla pianta ricevente come resistenza a patogeni, erbicidi e via dicendo.
La ricerca condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna e dall’Università di Pisa, in uno studio che ha analizzato i dati sulle colture di mais Ogm (cioè modificato mediante trasferimento di Dna), dal loro inizio (1996) fino al 2016, in Europa, Stati Uniti, Sudamerica, Asia, Africa e Australia, ci dice oggi che questo mais, oltre a essere più produttivo, più resistente agli insetti dannosi e meno contaminato da tossine, non comporta rischi per la salute umana. Questa conclusione è confortante per noi consumatori, perché ci dice che possiamo tranquillamente, se vogliamo, utilizzare il mais Ogm per alimentazione.
D’altra parte, è assolutamente corretto che l’indicazione “mais Ogm” sia indicata nell’etichetta del prodotto, in modo che il consumatore possa scegliere tra un mais geneticamente modificato con la tecnica Ogm o geneticamente modificato con le tecniche tradizionali.