Uno studio pubblicato nelle scorse ore ha evidenziato una correlazione tra la sindrome di Alzheimer e la sonnolenza diurna negli anziani. Secondo JAMA Neurology, in coordinazione con Prashanthi Vemuri, e la Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, le persone di una certa età che sono tendenti ad un eccessivo sonnellino pomeridiano, sarebbero maggiormente soggette ad ammalarsi appunto di Alzheimer. Lo studio è stato effettuato su 283 persone non affette da demenza sentile, che si sono sottoposti a degli esami per valutare appunto la loro sonnolenza, nonché a due PET (un esame approfondito per rilevare la distribuzione di alcune sostanze come il glucosio), fra il 2009 e il 2016. Di questo campione, più di un quinto, il 22.3%, soffriva di un’eccessiva sonnolenza diurna, associata quindi ad un aumento dell’accumulo di beta-amiloide nel cingolo anteriore, posteriore e nelle regioni parietali.
I COMMENTI SULLA RICERCA
Prashanthi Vemuri, ha commentato il suo studio dicendo: «Un sonno disturbato è associato a un aumento del rischio di demenza e sembra anche che il sonno sia importante per la clearance della proteina amiloide a livello cerebrale, uno dei biomarker caratteristici dell’Alzheimer». Secondo uno degli autori della ricerca, tale studio potrebbe permettere passi in avanti per curare questa malattia: «L’identificazione precoce – ha aggiunto Vemuri – dei pazienti con eccessiva sonnolenza diurna e il trattamento dei disturbi del sonno sottostanti potrebbero ridurre l’accumulo di beta-amiloide in questo gruppo vulnerabile di persone». Interessanti anche i commenti di Joseph Winer, dell’Università Berkeley, e di Bryce Mander, dell’Università di Irvine, che hanno sottolineato il fatto che: «L’autovalutazione della sonnolenza potrebbe servire come un semplice strumento clinico nella valutazione del rischio di sviluppare Alzheimer».