Si chiama Divertor Test Tokamak (DTT) la macchina in grado di fornire risposte scientifiche ai problemi complessi sulla fusione. È considerata l’anello di congiunzione con i grandi progetti nucleari, come il reattore sperimentale Iter in costruzione in Francia. Sarà costruita nel Lazio, più precisamente a Frascati, alle porte di Roma. Un progetto da 500 milioni di euro che farà parte del Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare. Dovrà dare risposte sulla fattività scientifica e tecnologica della produzione di energia dalla fusione. Ad annunciarlo è l’Enea, il cui Consiglio di Amministrazione ha stilato la graduatoria finale delle nove località candidate ad ospitare la macchina, premiando appunto Frascati. È di almeno due miliardi il ritorno previsto dal progetto. «Oggi è l’Italia che vince perché investe sulla conoscenza e sull’energia sostenibile con un progetto che garantisce prospettive scientifiche e occupazionali positive per tutti e, in particolare, per i giovani», il commento di Federico Testa, presidente dell’Enea, come riportato dal Corriere della Sera.
FUSIONE NUCLEARE, LAZIO OSPITERÀ MACCHINA SPERIMENTALE DTT
Il Lazio si è piazzato al primo posto con il centro di Frascati (Roma) nella graduatoria finale delle nove località candidate ad ospitare Divertor Test Tokamak (DTT). Al secondo posto la Cittadella della Ricerca (Brindisi), terza Manoppello (Pescara). Le altre regioni candidate sono Campania, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Piemonte e Veneto. Comprensibile la soddisfazione del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. «Vittoria! Da Enea ok per realizzare a Frascati centro mondiale di ricerca su energia nucleare pulita e sicura. 500 milioni di investimenti pubblici ed europei e 1.600 nuovi posti di lavoro per giovani ricercatori», ha scritto sui social. Zingaretti ha poi scritto di averci creduto sin dall’inizio con un investimento da 25 milioni di euro. I finanziamenti sono pubblici e privati, e vedono la partecipazione tra gli altri di Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione (60 milioni di euro) per conto della Commissione europea, Miur (40 milioni), Mise (40 milioni dal 2019), Repubblica Popolare Cinese (30 milioni), Regione Lazio (25 milioni), Enea e partner con 50 milioni cui si aggiunge un prestito della Banca europea degli investimenti da 250 milioni di euro.