L’osteoporosi è una patologia che colpisce le ossa del nostro scheletro, causando perdita di massa ossea, quindi fragilità che comporta il rischio di fratture patologiche alle ossa che vedono la diminuzione della loro consistenza. Che centra con la perdita dei capelli? Apparentemente nulla, ma i ricercatori dell’università di Manchester si sono accorti che un farmaco che cura appunto l’osteoporosi ha risultati positivi nello stimolare i follicoli piliferi, quelli cioè che danno vita ai capelli e che a causa dell’alopecia androgenetica, cioè la perdita di vitalità e nutrimento dei follicoli, determinano la non crescita. Si parla infatti sempre di perdita dei capelli, e il risultato esteriore è quello, ma scientificamente sarebbe più esatto parlare di non crescita, perché in realtà i capelli ci sono sempre, ma sono ridotti a minuscoli peli praticamente invisibili. I ricercatori dell’università di Manchester hanno prelevato i follicoli da circa 40 uomini hanno notato che il WAY-316606, usato in un farmaco contro l’osteoporosi, sbloccava l’attività di una proteina, SFRP1 che ha un ruolo decisivo nel regolare e bloccare la scredita cellulare in numerosi tessuti compresi quelli dei follicoli (Agg. Paolo Vites)
PERDITA DEI CAPELLI
Il problema della calvizie è senza dubbio uno dei più sentiti. Stando ai dati, ben 8 uomini su 10 sono calvi o comunque registrano una perdita importante di capelli, ma il problema non va sottovalutato nelle donne, dove una su tre è coinvolta. La perdita di capelli è diversa fra i due sessi, con l’uomo che diventa completamente pelato nei casi peggiori, o che registra delle perdite importanti soprattutto nella zona fronte-temporale, mentre nella donna si ha un diradamento della chioma nella zona centrale. Come fare per risolvere questo annoso problema? Fino ad ora non è stata trovata alcuna soluzione non invasiva, anche se le varie lozioni e gli integratori possono comunque essere utili. Il trapianto resta però l’unica via percorribile qualora si voglia riavere una chioma folta molto simile a quella precedente la caduta: «Obiettivo di un trapianto di capelli ben eseguito – spiega Giulio Basoccu, chirurgo plastico, responsabile della Divisione di Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva presso INI, l’Istituto Neurotraumatologico Italiano, intervistato da La Stampa – è quella del raggiungimento di un’attaccatura naturale e della corretta densità di capelli, senza che sia visibile nessun segno del bisturi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL TASSO DI CALVIZIE NEL MONDO
Un farmaco contro l’osteoprosi sembra in grado di frenare la caduta dei capelli. La comunità scientifica si interroga e sottolinea come sarà importante effettuare altri test per capire meglio cosa accade quando la pillola viene assunta anche da chi non è affetto dalla malattia che colpisce le ossa. Alla fine dello scorso anno è stato calcolato con grande attenzione il tasso di calvizie in tutto il mondo con l’Italia che si attesta nella classifica delle prime dieci. Il nostro paese in questa classifica si trova in settima posizione con il 39.01% dei maschi calvi. Il paese dove la calvizia ha il tasso più alto al mondo è la Repubblica Ceca con addirittura il 42.79%. Tra le prime dieci nazioni ci sono anche Canada, Olanda, Polonia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna. Chissà che sia stato trovato il vero rimedio per rendere la calvizia solo un lontano ricordo. (agg. di Matteo Fantozzi)
LE DUE TIPOLOGIE DI TERAPIE ESISTENTI
Vi abbiamo raccontato la scoperta del farmaco contro l’osteoporosi che frena la caduta dei capelli: la scoperta casuale di alcuni ricercatori della Manchester University per combattere le calvizie sta facendo il giro del mondo, con il problema che riguardo ormai milioni di persone. Negli ultimi anni sono state portate avanti due tipologie di terapie per combattere la cosiddetta Alopecia androgena: una per via farmacologica, l’altra per via chirurgica. La prima è improntata sull’utilizzo di numerosi farmaci che consentono di rallentare, bloccare e a volte invertire, almeno per qualche anno, il processo di miniaturizzazione dei capelli causato dalla calvizia. Il farmaco più importante da questo punto di vista è la finasteride. L’altra terapia è quella per via chirurgica, con l’autotrapianto di capelli: l’intervento solitamente dà sempre ottimi risultati, con l’utilizzo di capelli provenienti dalla regione parietale ed occipitale, non soggetti a miniaturizzazione poiché resistenti all’azione degli ormoni androgeni. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CALVIZIE, IL RIMEDIO A SORPRESA
La calvizie è senza dubbio uno dei più gravi problemi che affligge l’uomo. Troppo spesso, infatti, capita di vedere ragazzi ancora giovani, fra i 25 e i 30 anni, senza capelli. Un problema psicologico oltre che fisico, ma forse, alcuni ricercatori hanno scoperto un rimedio. Stando a quanto riportato dai colleghi de La Repubblica, degli scienziati della Manchester University hanno annunciato di aver elaborato un farmaco che permette appunto la ricrescita dei capelli. La scoperta, decisamente sensazionale se confermata su larga scala, è arrivata dopo che gli stessi studiosi stavano effettuando una ricerca per combattere l’osteoporosi, problema alle ossa riscontrato soprattutto in pazienti di una certa età. Nathan Hawkshaw, il dottore che ha curato lo studio pubblicizzato dalla rivista Plos Biology, si dice entusiasta: «I primi risultati – afferma – sono assai positivi».
“OCCORRONO ULTERIORI RICERCHE…”
Uno studio che ha avuto in poche ore ampio risalto, visto che anche la Bbc e la stampa britannica hanno trattato l’argomento questa mattina. Il farmaco realizzato dalla Manchester University contiene un elemento che va ad agire sulla proteina che frena la crescita dei capelli, provocando di conseguenza la calvizie. Sia chiaro, in commercio vi sarebbero già dei farmaci per combattere questo problema, leggasi il minoxidil e il finasteride, ma hanno degli effetti collaterali, e spesso e volentieri non sono efficaci, mentre il nuovo farmaco di Manchester sarebbe immune da questi problemi. Ma attenzione a non esultare troppo presto: «E’ uno studio molto interessante – un portavoce della British Dermatological Association, interpellato dalla Bbc – ma occorrono ulteriori ricerche. Finora non esiste una cura universale, per cui ogni nuova opzione è benvenuta».