La sonda Nasa Curiosity ha scoperto molecole organiche sulla superficie del pianeta Marte che potrebbero significare la presenza di vita o un passato metabolismo di organismi viventi. In merito a questa situazione ha parlato l’astronauta italiano Paolo Nespoli come riportato da StarMag.it. Questi ha spiegato: “Sono certo che nei prossimi anni riusciremo a capire con certezza se il pianeta rosso ha ospitato oppure ospita ancora delle forme di vita“. L’astronauta dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) ha sottolineato anche che “il nostro mondo è solo un granello di sabbia di quello che conosciamo”. Riflessioni intelligenti che ci portano ancora a interrogarci ancor di più sull’immensità dell’universo e su quella che è sempre stata una curiosità dell’uomo e cioè l’esistenza di altri sistemi dove ci potrebbe essere vita. (agg. di Matteo Fantozzi)



“I MATTONI DELLA VITA”

Non è comunque la prima volta che le sonde spedite nello spazio si imbattono nei cosiddetti “mattoni della vita”. Ovvero, elementi che potrebbero avere tracce di vita biologiche, il che implicherebbe che anche su Marte ci potrebbe essere traccia tangibile di elementi organici, e dunque di vita. E’ stata la sonda Viking, nel 1976, a trovare per la prima volta elementi che hanno portato a teorizzare l’esistenza di questi “mattoni della vita”, diverse molecole a base di carbonio e zolfo. Anche la scoperta che il metano nell’aria del pianeta Marte aumenta ciclicamente, alla fine del periodo estivo, fa pensare alla presenza di elementi compatibili con la vita così come la conosciamo a livello biologico. Vedremo se la sonda Curiosity individuerà e trasmetterà nuove prove al riguardo. (agg. di Fabio Belli)



C’E’ VITA SU MARTE?

C’è vita su Marte. Forse è ancora presto per dirlo, ma di sicuro la scoperta di Curiosity (la sonda Rover della Nasa sul Pianeta Rosso) sta cominciando a dare una risposta definitiva alla domanda che ha sempre stimolato la fantasia di qualunque terrestre. Su Marte ci sono molecole organiche. Su Marte il metano contenuto nella sottile atmosfera cambia ciclicamente. E questa può essere la traccia, l’impronta di una vita che se oggi ha con molta probabilità abbandonato il pianeta Rosso, può averlo abitato in un’epoca per noi molto remota. I dati decodificati dalla Nasa e pubblicati su Science non sono ancora la prova inconfutabile della vita su Marte, ma la traccia di una forte probabilità che questa ci sia stata circa tre miliardi di anni fa. “Marte – ha detto Chris Webster, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa presentando i dati di Curiosity – avrebbe potuto ospitare la vita in passato. Sono momenti entusiasmanti: guardiamo con speranza al futuro, in cerca di ulteriori risultati. Ci vorrà ancora del tempo prima di capire se l’origine del metano è biologica”.



CHE COSA HA SCOPERTO LA NASA

E’ questo infatti il dubbio più stimolante che starà ai ricercatori dirimere. Le molecole organiche infatti sono quelle “comunemente” associate alla vita, ma non è detto – per il solo fatto di trovarne traccia – che la vita in quel loco fosse presente. Anche diversi processi di natura non biologica infatti potrebbero originare tale tipologia di molecole, ma quella di Curiosity su Marte resta una scoperta molto importante. Le molecole organiche sono state scoperte dalla Nasa nel cratere Gale, che il rover-laboratorio Curiosity sta esplorando dal 6 agosto 2012: “si sono conservate nell’argillite di origine lacustre alla base della formazione Murray, antica 3,5 miliardi di anni”, scrive su Science il gruppo coordinato da Jennifer Eigenbrode. Il Sam (Sample Analysis at Mars), ha escluso ogni dubbio su un’eventuale contaminazione, ma non è riuscito a chiarire l’origine: potrebbe la testimonianza di una vita passata, o cibo di forme di vita esistenti, o qualcosa di indipendente dalla vita. Ma se è stato possibile rinvenire la materia organica vicino alla superficie di un ambiente ostile come quello di Marte, le probabilità di trovarla nel sottosuolo aumentano: sarà la missione ExoMars 2020 di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Russia, che perforerà il suolo marziano fino a due metri di profondità, a dare forse risposta definitiva a questa domanda.