La Luna tra pochi giorni ci regalerà uno spettacolo straordinario, la più lunga eclissi del secolo, ma intanto celebriamo la notte di 49 anni fa, quando l’uomo arrivò a posare il suo piede sul satellite. Un momento storico, la cui immagine più significativa resta l’impronta di stivale da astronauta calcata sulla coltre di polvere lunare. A causa della completa assenza di vento sulla Luna, è senz’altro ancora lì. Quell’impresa del 20 luglio 1969 era ritenuta impossibile, ma fu fortemente voluta da John F. Kennedy, che lanciò la corsa alla Luna con un leggendario discorso nel 1961. Una sfida incredibile, anche perché l’Unione Sovietica era in vantaggio strepitoso sugli Stati Uniti. Primo satellite lo Sputnik, Yuri Gagarin il primo uomo ad orbitare attorno alla Terra… Wernher Von Braun raccolse la sfida e costruì il razzo vettore più potente della storia, Saturno V, e sviluppò anche i mezzi di allunaggio veri e propri. Apollo 11 arrivò sulla Luna alle 22.18 ore italiane. Non mancano le apprensioni, come per il blocco di un computer a causa del sovraccarico o il consumo spropositato di carburante che non era stato preventivato.



LUNA, IL 20 LUGLIO DI 49 ANNI FA LO SBARCO

Uscirono dal modulo di atterraggio alle 4.56 italiane del giorno seguente, lasciarono la famosa impronta, “il grande passo per l’umanità”, e due ore di passeggiata, quindi raccolsero una ventina di chili di pietre e polvere lunare da portare sulla Terra e lasciarono sul satellite degli specchi per calcolare con enorme precisione la distanza grazie al laser sparato continuamente dalla Terra. Quando Apollo 11 tornò fu festa: gli Stati Uniti dimostrarono che l’impossibile era possibile conquistando la Luna in breve tempo, proprio come voleva il suo presidente che purtroppo non vide mai questo enorme successo, visto che venne ucciso a Dallas. In Italia le reazioni furono varie: nel 1969 scrittori importanti come Eugenio Montale si cimentarono nel commentare l’impresa. Quel che era successo toglieva o meno fascino e poesia al nostro satellite? Se lo chiese Montale, il quale si mise tra due partiti, quello di Zanzotto e Ceronetti ostili all’impresa, in senso poetico, e il grande Calvino che era a favore.



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