L’annuncio è di quelli che fanno storia: ieri, 25 luglio 2018, l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ha presentato la fondamentale scoperta della presenza di acqua liquida su Marte. La difficile individuazione è stata resa possibile mediante lo strumento radar italiano Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), presente a bordo della sonda europea Mars Express. I risultati sono stati presentati da Enrico Flamini, responsabile di progetto dell’esperimento Marsis, Elena Pettinelli co-investigator di Marsis e Roberto Orosei responsabile scientifico del radar.
Il radar Marsis, operando a frequenze tra 1,5 e 5 Mhz, è in grado di osservare sotto la superficie marziana fino a 4-5 km di profondità, risultando l’unico strumento in grado di poter individuare acqua liquida su Marte. Simili tecniche sono adottate per l’esplorazione dei laghi sotterranei dell’Antartide, permettendo quindi un prezioso confronto tra i dati marziani e terrestri.
Lo studio di Marsis riporta per la prima volta le evidenze della presenza di acqua allo stato liquido sotto la superficie marziana. Nel 2004, la missione Exomars aveva individuato acqua ghiacciata principalmente nei poli marziani e nel 2005 aveva mostrato la presenza di un lago ghiacciato sotterraneo. Con la nuova scoperta di acqua liquida si aprono nuove interessanti prospettive sull’esplorazione e lo studio del pianeta rosso.
I dati analizzati dal team di Marsis confermano l’individuazione di un lago di acqua liquida subglaciale o di una falda acquifera, a 1,5 km dalla superficie marziana. La superficie interessata dalla massa liquida è di circa 20 km quadrati. Non è stato possibile stimare la profondità del lago sotterraneo, ma è sicuramente maggiore di qualche metro. L’acqua individuata risulta essere salata, in quanto alla profondità in cui si trova, la temperatura è inferiore a 0 °C e solo la presenza di sali che fungono da “antigelo” potrebbe mantenerla allo stato liquido. La presenza di acqua liquida, sali e rocce in un ambiente protetto dai raggi cosmici risulta particolarmente interessante per la ricerca della vita e l’eventualità di aver scoperto una nicchia biologica dovrà essere investigata in futuro.
Secondo alcune ipotesi scientifiche, in passato il pianeta rosso sarebbe stato molto più simile alla Terra di quanto lo sia oggi. Si pensa, infatti, che sulla superficie di Marte fosse presente una grande quantità di acqua liquida. I numerosi indizi verso tale ipotesi riguardano gli studi sull’erosione delle rocce. Inoltre l’ematite che conferisce a Marte il suo tipico colore rosso, ha bisogno di acqua per formarsi.
Ma che fine ha fatto tutta l’acqua liquida presente in passato? Secondo alcune ricerche, il raffreddamento del nucleo interno avrebbe quasi annullato il campo magnetico marziano. Senza la protezione del campo magnetico dal vento solare, l’atmosfera sarebbe diventata sempre più sottile e rarefatta impedendo le condizioni per mantenere sulla superficie l’acqua allo stato liquido. Nonostante la maggior parte dell’acqua sia stata spazzata via dal vento solare, una porzione significativa è rimasta nelle calotte polari sotto forma di ghiaccio e, come confermato da Marsis, un’altra parte è rimasta intrappolata nelle profondità del pianeta, dove può essere presente ancora allo stato liquido. Lo studio di Marte risulta quindi fondamentale anche per comprendere come le numerose e complesse condizioni di abitabilità di un pianeta possano cambiare nel tempo.
Aver trovato acqua liquida è fondamentale, ma non risulta ancora una prova della presenza di tracce di vita biologica marziana. Per rispondere a tali interrogativi, l’interesse scientifico è diretto verso l’analisi del metano, scoperto in piccole parti nella debolissima atmosfera marziana nel 2004 da Mars Express. Tali tracce possono essere riconducibili o alla presenza di vita biologica passata oppure alle rocce presenti sotto la superficie del pianeta. La sfida scientifica è comprendere quale sia l’effettiva origine del metano marziano. Individuare i giusti criteri per tale discriminazione è uno dei più importanti obiettivi scientifici recenti perché potrebbero essere applicati anche ad altri corpi del sistema solare e ai pianeti extrasolari.
E proprio il tema degli esopianeti e della ricerca della vita al di fuori del nostro pianeta sarà affrontato dal 19 al 25 Agosto al Meeting di Rimini, nello a “Exoplanets. Nuove terre inesplorate, l’antico mistero della vita” realizzato da Associazione Euresis e Camplus; dove, tra gli altri, interverrà anche Enrico Flamini, uno dei protagonisti dell’annuncio di ieri. Sarà un’occasione speciale per affrontare le vertiginose domande sulla ricerca della vita nell’universo.