Cosa spinge a diventare violenti jihadisti? Ora potrebbe essere la scienza ad avere una risposta. Una ricerca condotta da un gruppo internazionale di studiosi e che vede la presenza di professori delle università di Londra ha rivelato come uno dei fattori importanti di coloro che decidono di entrare a far parte dell’Isis sia l’esclusione sociale. Non, dunque, la povertà, l’educazione religiosa o la malattia mentale, come sostenuto finora per convenzione. A fornire dettagli in più sul comportamento dei jihadisti sarebbero le scansioni cerebrali eseguite su alcuni estremisti islamici. La ricerca, riportata dal DailyMail, parte dal lavoro condotto da alcuni ricercatori i quali avrebbero identificato 535 giovani musulmani a Barcellona, dove i sostenitori dell’Isis nell’agosto 2017 uccisero in un attentato 13 persone, ferendone altre 100. A loro sono arrivati attraverso indagini etnografiche e analisi psicologiche. In 38, immigrati di seconda generazione di origini marocchine e che avevano già espresso la loro volontà di entrare a far parte dello Stato Islamico, hanno accettato di sottoporsi ad una scansione del cervello. Nel corso dell’esperimento, a questi uomini sono state poste domande su alcune regole e comportamenti ritenuti “inviolabili”, tra cui la costruzione di moschee senza restrizioni. Quindi hanno giocato a palla con altri spagnoli ma nel corso del gioco si sono deliberatamente esclusi. Al termine dell’esercizio di esclusione, i loro cervelli sono stati sottoposti a nuova scansione e secondo quanto emerso dagli studi, tutto ciò che prima era stato considerato “inviolabile” ora è divenuto ancora più importante e sacro, al punto da essere disposti a combattere e morire.



ISIS, LO STUDIO PER PREVENIRE L’ESTREMISMO NEL MONDO

Uno degli autori a capo dello studio sul comportamento dei jihadisti dell’Isis è così arrivato ad una conclusione importante. Nafees Hamid ha commentato così l’importante ricerca: “La manipolazione dell’esclusione sociale ha influenzato in modo specifico i valori non sacri, aumentando le loro somiglianze con i valori sacri in termini di attività frontale inferiore sinistra accrescendo la volontà espressa di combattere e morire”. La scoperta scientifica trova collegamenti con altre ricerche in merito ai conflitti israelo-palestinese, ma anche India-Pakistan e Kurdi-Isis giungendo alla conclusione che quando i valori ritenuti “sacri” vengono violati, l’ostilità diventa intrattabile da gestire. Questo studio potrebbe essere molto utile al fine delle politiche nazionali anti estremismo nel mondo. “L’esclusione sociale può essere un fattore rilevante che motiva l’estremismo violento e il consolidamento dei valori sacri”, ha proseguito l’autore della ricerca, spiegando che contrastare questa esclusione sociale e la sacralizzazione dei valori potrebbe prevenire la radicalizzazione.

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