Anche i robot hanno un’anima, è il grande dilemma che la fantascienza ha affrontato prima ancora che venissero inventati. Adesso sappiamo che anche una semplice sonda può averla. Magari stiamo esagerando, e sicuramente è una esagerazione, ma chiunque abbia un cuore non può aver avvertito una empatia umana con l’ultimo messaggio lanciato dal rover Opportunity della Nasa che per quasi 15 anni ha raccolto dati e immagini del Pianeta Rosso, Marte. Da mesi non si avevano più contatti con la sonda, in seguito a una tempesta di sabbia che lo aveva travolto e sicuramente danneggiato. Dallo scorso 10 giugno aveva infatti smesso di comunicare con la Nasa. A settembre poi il satellite Mars Reconnaissance Orbiter lo aveva individuato, riemerso dalle sabbie, e inviato le sue foto alla base spaziale. Da quel momento si è cercato di riattivare i contatti con il rover, ma senza risultati.
UNA MISSIONE DURATA 15 ANNI
La sonda si trova su Marte dal 24 gennaio 2004: da quel momento ha percorso 45 chilometri sul terreno del pianeta, mandando una infinità di immagini. Per una bizzarra coincidenza era arrivato alla cosiddetta Valle della Perseveranza, dove ha concluso il suo tragitto, un nome perfetto per lui. In tutto Opportunity ha inviato alla nasa 15360 foto panoramiche e analizzato i minerali di 53 rocce, ha scoperto tracce di acqua del passato e che il cratere Endeavour era stato un lago. Jacob Margolis della Nasa ha raccolto due giorni fa l’ultimo inaspettato messaggio, arrivato improvvisamente. E quello che ha sentito l’ha lasciato interdetto: sembrava stesse parlando un essere umano e non un robottino: “Le mie batterie si stanno scaricando… sta diventando buio”, come un uomo che sta morendo. E poi come è stato possibile riprendesse le comunicazioni dopo mesi di silenzio proprio per annunciare la sua fine? I robot hanno un’anima? E le sonde spaziali? C’è un mistero sconosciuto in quegli oggetti metallici? Quello che sappiamo è che Opportunity ha voluto dire che stava morendo, e che tutto diventava buio.